Regia Alfonso Corona Blake
Cast Guillermo Murray, Silvia Fournier, Mauricio Garcés
Il cinema horror messicano,
troppo poco studiato e analizzato dai patiti del genere, ha sempre avuto il
pregio di regalarci bizzarre varianti all'interno del classicismo insito nel
cinema dei mostri, ne è un buon esempio questo "El mundo de Los Vampiros"
dove il regista Alfonso Corona Blake ci regala un interessante connubio tra
musica e vampirismo, inventando una straordinaria marcetta transilvana in grado
di scacciare i demoni succhiasangue, detto questo il film rivela un'estetica
trash da manuale non esente, però, da suggestioni tipiche del cinema orrorifico
sudamericano. L'inizio della pellicola vede la solita bara in primo piano che
si apre rivelando una mano affetta da delirium tremens che si agita prima di
scoperchiare il Conte Subotai con un vestito talmente inamidato che ci si
chiede come faccia a muoversi, ed infatti l'attore Guillermo Murray (un
incrocio tra Ricardo Montalban e Adam Sandler) cammina a scatti, sfodera uno
sguardo penetrante ma un pò strabico, indossa una giacchina che gli arriva al
petto e un orrendo gioiello sulla camicia, oltre al solito mantellone
debitamente aperto come vuole la tradizione.
La suggestione del weirdo, però,
comincia quando appaiono i suoi servi vampiro, un gruppo di allampanati e
ammantellati con posticce maschere di gomma, enormi orecchioni e dentoni da
tricheco. Non parliamo poi di quando si trasformano in pipistrelli, assurdi
pupazzetti in cartapesta che sembrano ventagli scalcagnati. Insomma c'è di che
divertirsi, soprattutto quando Subotai va a suonare un kitchissimo organo fatto
di teschi e tibie e suona talmente male che capiamo subito il motivo delle
orecchione. Se poi si pensa che la tortura che i vampiri adottano verso un
prigioniero è quella di tirargli le orecchie!
Insomma tra un digrignare di dentoni, una suonata stonata e un
sacrificio umano con un pugnale che non andrebbe bene manco come tagliacarte,
scopriamo che Subotai vuole vendicarsi di una famiglia che discende dai loro
nemici, il vampiro invoca Astaroc (Sic!) e organizza la vendetta nei confronti
dei Colman, padre e due figlie di cui Eleonora
(Erna Martha Bauman) è particolarmente avvenente.
La scena si sposta nella casa di
questi ultimi dove il bellimbusto Rodolfo (Mauricio Garcés) si esercita al
piano con sonate sperimentali che fanno abbaiare i cani e nitrire i cavalli
dopodichè suona la mitica marcetta scacciavampiri che il conte Subotai
(spuntando all'improvviso alla festa) non gradisce per niente e inizia ad avere
convulsioni degne di un epilettico. La
notte stessa il conte vampirizza Eleonora che, a sua volta, morde Rodolfo il
quale si sveglia con le mani unghiose e pelose (altra fantastica variante: il
vampirizzato si trasforma in licantropo?), successivamente rapisce il vecchio
Colman e lo porta nelle cantine del suo castello. Il mattino dopo l'altra figlia va dal conte con Rodolfo (che
nasconde opportunamente le zampacce nelle tasche della giacca) per cercare i
parenti scomparsi, i due affrontano a cazzotti l'immancabile servo gobbo e deforme
con due baffetti da Hitler e finiscono
nelle cantine dove Rodolfo si fa largo cazzottando i mostri orecchiuti e
squittenti e suona la marcetta all'organo con le sue manine pelose scacciando
finalmente i mostri e liberando la famiglia dal maleficio. Alla fine anche il
Conte Subotai, al culmine della sua rabbia si fa spuntare le orecchione
chiudendo con una nota estrema un film che gli appassionati del trash non
potranno che amare.
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