lunedì 28 maggio 2018

NIGHT VISION

(Id. 1987)



Fra le Vhs che circolavano nei negozi di noleggio degli anni ottanta, ogni tanto spuntava qualche titolo sconosciuto il quale, senza passare dalle sale, veniva distribuito in sordina nel tentativo di dargli una vita commerciale nel nostro paese. Nasceva allora lo straight to video che porterà alla luce piccole perle low budget come questo Night Vision, ancor oggi lontano dalla statura di cult movie, sconosciuto ai più ma decisamente meritevole di almeno una visione, notturna o diurna che dir si voglia. Protagonista un giovane nerd di campagna che si trasferisce nella metropoli tentacolare e caotica, ma non siamo di fronte al remake de "Il ragazzo di campagna" poichè il film, nonostante tutto, è un horror, o almeno ci prova.

Disperatamente ingenuo, stupidotto e buonino, il nostro eroe non ha neanche la carta di credito e da per sbaglio al portiere di un albergo il suo numero di telefono, per questo viene buttato in strada dopo una sequenza surreale accompagnata da un gruppo di chiassosi membri del clan dei bufali, con tanto di elmi a corna vichinghe e tanta goliardia posticcia. Per il nostro, che vuole diventare uno scrittore, ma nel Kansas non trova la giusta ispirazione, non resta altro che infilarsi in una squallida pensione gestita da una vecchia impicciona e arrogante, i cui clienti sono decisamente equivoci. Una sera il nerd interviene per aiutare un tizio aggredito da due loschi individui che indossano un mantello nero, il tipo, un italoamericano nanerottolo coi baffoni che si chiama Vinny, lo invita a casa e si scopre che non è altri che un ladruncolo da strapazzo. Per ringraziarlo dell'aiuto Vinny offre al ragazzo un lavoro di dubbia legalità e un televisore con annesso VCR e videocassetta horror inserita al suo interno. Di giorno lo scrittore cerca di farsi assumere in una videoteca dove lavora una giovane dai modi rudi che passa il tempo a bloccare uno stupido ragazzino intento a fregare film porno. I due escono insieme e lei si innamora, ma nel frattempo di notte, la televisione e il VCR si accendono da soli nella stanza e il nerd comincia ad avere visioni inquietanti che traduce senza volerlo nei suoi racconti, via via sempre più macabri. Nel film la presenza della setta satanica e del videoregistratore posseduto sono in realtà molto marginali nella narrazione, ci si concentra di più sulle atmosfere suburbane, contrassegnate dal rumore e dal degrado che passano nel sonoro costantemente, quasi a formare una colonna sonora alternativa. La fotografia poi è assente mentre i tempi cinematografici sono lunghi e spesso invitano allo sbadiglio, in tutto c'è poi quell'aura da trash movie che impoverisce la messa in scena nonostante lo sviluppo narrativo e la recitazione siano tutt'altro che disprezzabili.

Molto buona la caratterizzazione dei personaggi, anche se molto stereotipati, funzionano le atmosfere e quel via vai di strane creature umane che vediamo scorrere sullo schermo crea sensazioni surreali sicuramente più inquietanti delle sette sataniche che bagnano lo schermo televisivo di sangue di gatto. Il regista Michael Krueger gira con Night Vision il suo secondo film dopo MindKiller che, in un certo senso, risulta speculare, sia come storia sia come cast . Purtroppo il regista morirà precocemente a 39 anni e questi due titoli risulteranno gli unici della sua carriera, assieme allo script del quinto episodio della serie Amityville. Non ci è dato quindi di sapere se il suo talento era oppresso da un basso budget e se quindi, a oggi, si è perso un piccolo genio del cinema, di certo Night Vision, nei suoi limiti e difetti, si lascia guardare piacevolmente pur degenerando verso la fine nel delirio più totale, tra le righe si riesce a leggere anche una severa critica al degrado urbano e mette in scena con la dovuta ironia il contrasto eterno tra il provincialismo rurale americano e la metropoli caotica e tentacolare, vero mostro inquietante di tutto il film.
 

lunedì 21 maggio 2018

VASE DE NOCES (THE PIG FUCKING MOVIE)

(Id. 1974)
Regia
Cast


Soffermiamoci un attimo a quale strano pensiero sia passato nella mente di Thierry Zéno (recentemente passato a miglior vita) e di Dominique Garny  reclusi solitari in una angusta fattoria, a girare la trama di un matto che si scopa una scrofa e decide poi, dopo un paranoico susseguirsi di immagini in bianco e nero, completamente prive di dialogo, che questa famiglia di maiali non fa per lui. Si perchè dopo il rapporto, alquanto esplicito, maiale-uomo, il protagonista, dapprima innamorato dei suoi figli maialini, decide di sterminare la famiglioletta in un crescendo isterico-nazista di cinema crudele e inutile. 

Certo non si può rimanere impassibili di fronte a questa sorta di cinema sperimentalzoofilo, ma per vedere certe scene basta andare in una campagna qualunque, circondati anche noi da papere chiaccherone e tacchini ululanti, soltanto per saggiare la crudeltà di questo film. Ma forse il messaggio è diverso da quello che sembra, la musica ci ricorda Arancia Meccanica, i suoni e gli effetti sonori sono ridicoli oltre che fuorisincrono, scuregge, grugniti, rutti si accompagnano mirabilmente ai canti celestiali in sottofondo sopratutto nella scena più bella in cui l'attore pranza coi maialini sul tavolo. 

Poi nel più noioso e psichedelico dei finali vediamo l'uomo coltivare, accarezzare e mangiare voracemente merda: quasi quasi interpreto il messaggio con un "in fondo siamo tutti dei maiali" ed alla fine vuoi vedere che questo film è un capolavoro e siamo noi che non lo capiamo ? Difficilmente vedrete un film più schifoso e disturbante di questo!

lunedì 14 maggio 2018

PARASITE


(Id. 1982)


 
Che bello vedere certi film dove con quattro soldi si riesce a immaginare il mondo post atomico con solo quattro baracche ed un gruppo di teppisti straccioni che vivono in un garage. Certe cose solo artisti come Charles Band riescono a farle, ma soprattutto riescono a farle bene, al punto che si passa sopra alla bruttura scenografica, alla cagneria attoriale, alla rozzezza delle poche scene di azione, e ci si gode lo spettacolo entrando perfettamente nel contesto rural-rozzo per appassionarsi alle vicende del povero dottor Paul Dean portatore di una specie di gonfiore nello stomaco a cui rifila una serie di iniezioni per calmare il parassita dentro lui.


L'inizio delirante ci dovrebbe spiegare a che razza di esperimento si è sottoposto il nostro eroe ma in realtà non si capisce un cazzo, tutta una sequenza di primi piani dello sguardo dell'attore Robert Glaudini legato con cinture alla testa mentre strabuzza gli occhi come un dannato. In seguito sembra di assistere ad un remake de "L'uomo invisibile" quando il nostro si rifugia in una specie di bettola fatiscente gestita da una truccatissima e cadente Vivien Blaine. Dopo aver riempito la stanza con alambicchi e strani congegni, Dean va a mangiarsi una merdosa scatoletta in un ancor più peggiore locale dove un gruppo di teppisti lo importuna. Ed a questo punto, udite udite, appare lei, proprio "lei", una virginale Demi Moore alle prime armi, che coltiva limoni veri in un mondo ormai distrutto e allo sbando. Tanto per non farci mancare nulla spunta anche il regista/attore Luca Bercovici (ve lo ricordate Ghoulies? Bene lo ha diretto lui...) nei panni di una specie di men in black armato di laser nel manicotto del vestito che guida una nerissima e futurissima porche (l'unica cosa nel film che sembra appartenere ad un film di fantascienza).

Nel frattempo i teppisti aprono una scatola che non devono e vengono assaliti da un mostruoso parassita pieno di dentoni che si attacca alla pelle e non ti molla finchè non ti ha asciugato per bene. Girato in 3D il film di Band è un perfetto esempio di Z-movie che non si vergogna di esserlo, anzi ne trae un considerevole vantaggio. Se le atmosfere sono deprimenti ben si integrano con una visione apocalittica decisamente casalinga, di quelle che piacevano tanto al signor Corman quando girava piccoli capolavori come "Il mostro del mondo perduto". Non mancano ovviamente le creature gommose tipiche della Full Moon, e bisogna dire che qui il parassita è dannatamente efficace, in più ci si concede anche qualche momento splatter ben fatto come la spettacolare esplosione facciale della Blaine. Insomma per apprezzare film come questo bisogna essere sopratutto dei fottuti nostalgici e saper apprezzare gli anni ottanta e tutto l'immaginario horror che ci hanno saputo regalare.