martedì 23 giugno 2015

IL MOSTRO E' IN TAVOLA..BARONE FRANKENSTEIN

(Flesh for Frankenstein, 1973)
Regia ,
Cast , ,  


Rispetto all'altro titolo del dittico realizzato dalla Factory di Andy Warhol in Italia, il pur sanguinoso "Blood for Dracula", questo "Flesh for Frankenstein" spinge e di molto l'accelleratore sul Gore più estremo regalando, per quegli anni, un'opera forte, morbosa e decisamente dissacratoria, sia per quanto riguarda il mito classico del dottor Frankenstein, sia per quanto riguarda gli impulsi sessuali e necrofili che vengono spiattellati senza vergogna sullo schermo. Detto questo il film sarebbe una sorta di commedia, leggendo anche il titolo italiano, ma, a parte una lieve ironia e qualche battuta ironica, c'è veramente poco da ridere osservando l'impeccabile e magnetico Udo Kier mentre infila allegramente le mani all'interno del corpo della splendida Dalila Di Lazzaro e simula con lei un amplesso con penetrazione manuale nelle viscere più estreme del corpo. 

A completare l'opera ci sono poi gli straordinari effetti meccanici di un Carlo Rambaldi in erba che animava teste mozzate e realizzava una strana composizione anatomica fatta di polmoni e cuore, che sembra riprodurre qualche strano dinosauro esotico, composizione che verrà ripresa anni dopo in "Brain Dead" di Peter Jackson.  Flesh for Frankenstein viene realizzato da Paul Morrissey al termine della famosa trilogia con protagonista Joe Dallessandro (Flesh/Trash/Heat) e infatti il regista americano si porta dietro il fido attore in questa nuova avventura facendogli interpretare anche qui, manco a dirlo, la parte dello stallone esibito senza remore in tresche erotiche con la belga Monique Van Vooren che interpreta la moglie/sorella del Barone. Dallessandro poi si scatena in un orgia in costume da villani con due laide prostitute, orgia che termina con momenti di panico causati da una lucertolina che spunta dalle chiappe del prestante attore. 
 

Come risaputo la versione italiana del film fu attribuita ad Antonio Margheriti in veste di regista e Tonino Guerra come sceneggiatore. In realtà Margheriti venne affiancato  al duo Warhol-Morrissey come spalla tecnica dal produttore Carlo Ponti, il quale pur apprezzando la vena creativa della Factory sapeva benissimo che non brillavano di organizzazione e professionalità. Il film uscì con alcuni inserti in 3D e un cast decisamente interessante che comprendeva oltre a Udo Kier, Joe Dallessandro e Dalila di Lazzaro (quasi sempre nuda e decisamente notevole più come presenza che come interpretazione) anche una giovanissima Nicoletta Elmi e Liù Bosisio, la prima indimenticabile signora Pina Fantozzi.  Visto oggi, Flesh for Frankenstein mantiene intatta la sua forza dissacratoria, fatta di leccate a enormi e disgustose cicatrici, sbudellamenti, impalamenti e orgie di sangue che elevano ad arte il cattivo gusto ed il trash, obbiettivo questo che Warhol ha santificato nella sua arte.

giovedì 11 giugno 2015

APOCALYPSE DOMANI

(Id. 1980)
Regia
Cast , ,



Se è lecito parlare di capolavori nel cinema di genere, allora Cannibal Apocalypse (il titolo italiano Apocalypse Domani è così brutto che non me la sento di citarlo se non nel titolo perchè sono costretto) è un fottuto capolavoro. Non a caso è diretto da un maestro dei generi come Antonio Margheriti, uno che negli anni 60 osava fare cinema di fantascienza in Italia. Cannibal apocalypse è la summa di quello che succede a mischiare troppo i generi, si crea un cinema dell'assurdo dove il film di guerra convive con l'horror di George A. Romero . In pratica è Dawn of the Dead  che incontra First Blood (con due anni d'anticipo però) o, come dichiara a priori  il titolo inglese: Cannibal Holocaust incontra Apocalypse Now (tanto per citare due classici dei generi). 

Nessuno aveva mai osato prima (e neanche dopo) trasformare dei reduci del vietnam in feroci cannibali in grado di spargere il proprio morbo come vampirismo attraverso il morso, con l'aggiunta che questi moderni mostri sanno usare bene le pistole, i fucili e sono professionisti del corpo a corpo. E infatti faranno una mattanza continua prima dello sterminio finale. Un film del genere riesce anche a farmi apprezzare quell'attore di ghiaccio che è John Saxon, ma sono sopratutto le inquadrature fantasiose, i montaggi serrati, l'attenzione al particolare del grande Margheriti che rendono il tutto più prezioso e godibile. 

Merito anche di alcuni stretti collaboratori di Lucio Fulci come lo sceneggiatore Dardano Sacchetti e il buon Giannetto De Rossi,  primo grande maestro del make up italiano, autore di quegli effetti che danno l'aggiunta emoglobinica necessaria a far storcere il naso dal disgusto in poche ma incisive scene splatter (L'esplosione dello stomaco del bravissimo attore Giovanni Lombardo Radice è da applausi). Il tutto in una situazione che stringe le chiappe dalla tensione per tutti i novanta minuti di un film che ha la parola "osare" nel suo DNA cinematografico.
Convengo che la definizione "capolavoro" sia un pò ardita per un b movie sfacciato come questo ma raramente la visione di un film mi aveva entusiasmato così tanto.
 

giovedì 4 giugno 2015

PSYCHOMANIA

(The Death Wheelers, 1973)

Regia
Cast  , ,  


Conosciuto anche come "The Death Wheelers" il film del prolifico regista marchiato Hammer, Don Sharp è una sorta di bikesploitation di stampo satanista divenuto un cult nel Regno Unito. Già dalle prime immagini relative ai titoli di testa, la resa suggestiva risulta molto efficace con motociclisti che passano lentamente sul prato nebbioso di una specie di cimitero druido, anche gli abiti hanno un'impronta molto particolare con quei caschi che richiamano teschi e tibie, giubbotti neri e il nome dei membri della gang "The living dead", vergato con il sangue sul petto. Il protagonista è il giovane e aitante Tom che vive in compagnia del suo fido rospo, la madre e il vecchio maggiordomo (una delle ultime interpretazioni di George Sanders prima del suicidio). 

Dopo aver scoperto che il padre aveva fatto un patto con il diavolo, Tom decide di fare altrettanto. Il giorno successivo, in compagnia della sua band di motociclisti, Tom si getta a capofitto in una serie di bravate, facendo uscire di strada automobili, molestando le persone e insidiando le baby sitter al parco con il passeggino. Dopo una serie di inseguimenti (invero ottimi, sono la cosa migliore del film) Tom cade con la moto da un ponte e annega. Al suo funerale viene grottescamente sepolto con la moto in un metro di terra (tanto che si deve fare la montagnola...mah!) e qui spunta l'anima hippie di Don Sharp con un funerale un pò freak al ritmo di una ballata che si intitola "Riding Free". Ovviamente a questo punto il motociclista risorge, torna dai compagni e li convince uno per uno a fare un patto per tornare in vita dopo il suicidio e scatenarsi di seguito in una serie di violenze che non risparmiano neanche i neonati: in una scena si vede proprio uno dei satanici bikers ribaltare un passeggino senza alcuna pietà.
L'unica a decidere di non seguire le orme del capo è proprio la sua fidanzata Abby che sarà fatale per la gang di morti viventi, alla fine tutti gli zombikers (!!!) torneranno alla terra formando ingloriosamente un cumulo con una bizzarra forma di stronzo! Sharp si rifà neanche troppo velatamente ad Arancia Meccanica, sia per l'iconografia kitsch & pop dei costumi e delle scenografie, sia per la costruzione del personaggio di Tom, giovane bene con tendenze sado-violente. Il film, nonostante alcune virate decisamente trash, si lascia vedere piacevolmente e la colonna sonora la si ascolta volentieri. Di certo per Sharp i tempi della Hammer sono finiti anche se riuscirà comunque a partecipare al progetto Hammer House of Horror nel 1980.