lunedì 30 luglio 2018

MULTIPLE MANIACS


( Id. 1970)

Ci sono tante cose in comune tra John Waters e Pier Paolo Pasolini : il gusto dell'eccesso, lunghi dialoghi e la ripresa del vero che più vero non si può ovvero il mondo degli emarginati dei freak che si trasformavano nelle borgate romane. Entrambi cercano la verità ma John Waters lo fa con un piglio molto infantile e goliardesco. Divine veste con un abito molto semplice anni '60 ma tutta la sua cattiveria trasgressiva la esprime nel rossetto sulla bocca che lo rende più simile ad un ghigno satanico alla "joker" maggiormente accentuato nella psichedelica scena del sesso lesbico in chiesa (anche se per un travestito la parola "lesbica" appare un pò come un controsenso). In questa scena Divine viene masturbata da una distinta signora (Mink Stole)  con un rosario ed è stata girata in una vera chiesa (anche se al prete non era stato rivelato il vero intento del regista), la scena di sesso viene inoltre intervallata da una sorta di riedizione della passione di Gesù Cristo, piuttosto feroce (le scatolette di tonno ed il pane imbustato come sorta di pani e pesci dell'era consumistica).

In Multiple Maniacs, uno dei primi lungometraggi del regista di Baltimora, considerato il re del cattivo gusto (ma a Baltimora pare abbiano tutti una predilezione per il kitch), appaiono tutti gli attori della Dreamland , una specie di comune cinematografica tra John, Mink Stole, Edith Massey , David Lochary e naturalmente Divine. In questo film Waters esprime tutta la sua predilezione per le storie criminose (John Waters ama assistere ai processi in tribunale) e cita anche il massacro di Bel Air e Sharon Tate. L'uso del bianco e nero rende tutto molto suggestivo ma è sopratutto nel finale catartico che si esprime al meglio la tragicità grottesca di questo "non facile da digerire" film, un finale in cui muoiono tutti (o quasi) per mano di Divine, trasformatasi progressivamente in un serial killer cannibale che mangia il cuore al suo ragazzo per poi, chissà come e all'improvviso venire stuprata da una enorme aragosta dal nome mitico di Lobstora, una sequenza da incubo in cui Divine non lesina certo le urla disperate, è tuttavia grottesco che mentre l'aragosta stupra divine, si vedono i cavi che sorreggono il plasticoso crostaceo. 

Ma non finisce qui, Divine, completamente pazza esce di casa in vestaglia e pelliccia, inizia a sfasciare macchine ed aggredire gente (che del resto fugge ridendo) prima di venire uccisa, in un selvaggio rituale hippy, dalla guardia nazionale. Cosa rende questo film mitico? Il magico mondo dei disperati annusatori di colla e l'incomparabile interpretazione di Divine, mostro goliardesco del futuro e tutta la setta di pazzi che ha partecipato alla realizzazione di questo capolavoro.

lunedì 23 luglio 2018

THE FREAKMAKER

(Id. 1974)
Regia
Cast  , ,


Conosciuto anche come The Mutations, questo film è l'ultimo di una breve serie di titoli diretti da Jack Cardiff, uno dei più grandi direttori della fotografia del cinema anglosassone, premio oscar alla carriera, scomparso nel 2009. Un british horror tipicamente anni settanta, molto simile alle suggestioni emanate dai film di Pete Walker e dalle produzioni Amicus, ma con un'alta componente weirdo che per certi versi fa tornare in mente il bizzarro "Konga" di John Lemont ma soprattutto rievoca con affetto il capolavoro di Tod Browning "Freaks" al limite del plagio, celebrandolo in alcune sequenze come il momento in cui i freaks superano minacciosi i carrozzoni circensi per avvicinarsi al perfido Lynch, proprietario sfigurato di un circo dei deformi, colpevole di numerosi oltraggi nei loro confronti. 

La storia vede protagonista Donald Pleasence nel ruolo di un mad doctor che mescola DNA vegetale con DNA umano allo scopo di rigenerare le cellule degli esseri umani. Il risultato però trasforma le malcapitate cavie in una sorta di pianta carnivora vivente con tanto di petto apribile per risucchiare le linfe vitali delle proprie vittime. Le cavie vengono scelte in mezzo agli studenti universitari del Dottore, rapiti da Lynch e sottoposti a una serie di esperimenti in mezzo a tutta una serie di enormi piante carnivore che divorano interi coniglietti pelosi. Come nel film di Browning, anche qui vengono usati veri freaks tra cui nanetti, donne barbute e neri che strabuzzano gli occhi fuori dalle orbite, ma in aggiunta abbiamo le mostruosità posticce delle piante carnivore che aprono e chiudono enormi boccacce di stoffa emettendo ruggiti da maiali in cancrena e lo stranissimo uomo pianta che da solo merita l'oscar per la creatura più brutta mai realizzata nel cinema horror.
Tutto sommato il film non è neanche male, ha una scrittura asciutta e ben orchestrata, come non se ne vedono più al giorno d'oggi, attori che lavorano alacremente pur senza particolari guizzi interpretativi (anche se Pleasence sembra molto perplesso nel suo ruolo di affettatore di piante sanguinanti) e un finale con incendio+vendetta freaks+succhiamento di linfe e gabbia toracica del mostro in stile lovecraftiano che soddisfano il palato di cinefili amanti del british horror post Hammer in cerca di un titolo strano senza particolari pretese.
 

lunedì 16 luglio 2018

THE APE MAN

(Id. 1943)
Regia  
Cast  , ,  


Ah! Come adoro questi piccoli, piccolissimi film di un'epoca in cui andare al cinema era un puro divertimento e non un investimento sulla qualità del film stesso. In questa vecchia, sconosciutissima pellicola in bianco e nero, diretta da un anonimo regista di nome William Beaudine troviamo un emulo del miglior Corman ed un Bela Lugosi non ancora sulla strada del declino ma abbastanza gigionesco da rendere godibile la storia demenziale di uno scienziato che si finge scomparso, salvo poi essere relegato assieme ad un vecchio gorilla nel suo laboratorio, completamente ricoperto di peli ed ingobbito da una scimmesca mutazione. 

 

I sorrisetti del Bela si sprecano mentre cerca disperatamente di tornare eretto uccidendo persone per estrargli il fluido spinale atto a ricomporre la sua corporatura umana. I delitti vengono compiuti dal gorilla e in questo troviamo un chiaro riferimento ad Edgar Allan Poe ed il suo racconto della Rue Morgue. In tutto questo vediamo incalzare sempre più l'invadente presenza dei giornalisti (i media erano voraci anche allora!) che lo porteranno inevitabilmente alla catarsi finale. Bela alza ancora le braccia come se fosse Dracula ma l'ironia del suo viso ricoperto da peli di scimmia lo umilia un pò e si vede! Tutto questo non può che farci adorare quel piccolo altezzoso ungherese diventato una star del cinema che, oggi, meriterebbe una mitizzazione pari a quella di Marilyn Monroe .
 

lunedì 9 luglio 2018

DISTRUGGETE KONG! LA TERRA E' IN PERICOLO!

(Mekagojira no gyakushu, 1975)
Regia
Cast  , ,


Con questo film Ishiro Honda conclude definitivamente il suo contributo alla corposa saga dei Kaiju Eiga e in particolare all'elenco dei numerosi seguiti di Godzilla. Seguito di "Godzilla contro i robot" il film parte proprio con le ultime scene del suo predecessore in cui assistiamo al duello tra il nostro amato lucertolone e MechaGodzilla, suo alter ego meccanico, comandato da un gruppo di Alieni desiderosi di distruggere completamente il genere umano, responsabile di guerre e inquinamento. In realtà i propositi ecologisti degli extraterrestri nascondono solo il desiderio di trovare un pianeta in cui vivere, visto che il loro sta morendo inesorabilmente. 



Oltre al mostro meccanico, nella pellicola compare anche il Titanosaurus, che qui prende il nome di Titano Kong, tanto per dare un senso al titolo italiano che ovviamente tende a sfruttare ancora il mito di King Kong, evidentemente attrattivo per la platea tricolore. In realtà con il grosso gorillone il Titano Kong non c'entra una beneamata fava, trattasi infatti di una sorta di ibrido tra un dinosauro bipede e un cavalluccio marino che fa un versaccio gorgogliante e anche un po da checca isterica ed è comandato mentalmente in Katsura, figlia di un illustre scienziato che vuole vendicarsi a sua volta del genere umano, colpevole di non aver creduto nel suo genio. In realtà Katsura si scoprirà essere morta almeno un paio di volte e rimessa in sesto meccanicamente dagli alieni e da essi comandata come un'automa.



 La particolarità di questo film è, paradossalmente, la carenza di combattimenti tra mostroni di gommapiuma, qui ridotta a solo due battaglie, una a metà film tra Godzy e il Titano, che tra l'altro dura pochi minuti e finisce senza vincitori, e quella finale in cui il nostro amatissimo rettilone deve vedersela con entrambi gli avversari, il MechaGodzilla comandato dagli alieni ed il Titano Kong comandato da Katzura. Per il resto il film narra le gesta di un giovane biologo che mette le tende davanti alla casa dello scienziato e si innamora della ragazza. E questa specie di storia d'amore ampollosa e bislacca, il perno centrale della pellicola, che tra un tiramolla e l'altro da parte di Katsura, viene osteggiata dagli alieni preoccupati che Katsura riscopra la sua umanità sopita. Manco a dirlo, questo avverrà nel finale quando la giovane si ribellerà agli invasori e permetterà al biologo di fermare il Titano Kong. Quanto a MechaGodzilla verrà letteralmente decapitato dal nostro amato Godzy che, come sempre si allontanerà in mare con l'immancabile ruggito prodotto dai cingoli di qualche macchinario filtrato. Stupisce la mancanza di bambini cagacazzo che inneggiano al loro eroe, stupisce anche la quasi totale mancanza di modellini distrutti di abitazioni e basi missilistiche, manca anche l'esercito e i raggioni laser che girellano ovunque. Segno che forse il pubblico (e in particolare quello dei più piccoli) si stava cominciando a stufare della saga e i produttori cercavano disperatamente di proporre qualcosa di più adulto all'interno del solito canovaccio Kaiju-esco. Tutto inutile perchè il film fu un fiasco totale che fece chiudere definitivamente la serie cinematografica fino ai '90. Peccato perchè la pellicola ha comunque una sua dignità e un buon impatto visivo. Ma i tempi stavano cambiando e ai mostri giganti si sostituivano quelli con la sega elettrica in mano.