martedì 20 gennaio 2015

A VIRGIN AMONG THE LIVING DEAD

(La nuit des étoiles filantes,1973)
Regia ,
Cast , ,



Questa è una delle opere più sfortunate di Jesus Franco, autore di punta del cinema di genere spagnolo e artigiano ultraprolifico, fu presentato a Cannes nel 1971 con il titolo "Labyrinthe" ma i produttori, temendo un fiasco commerciale, inserirono alcune scene girate da Jean Rollin, il film uscì poi con una sequela di titoli sempre diversi tra "i desideri erotici di Christine", "Christine, princesse de l'erotisme" e quello per cui è oggi unanimamente conosciuto: "Una vergine tra i morti viventi". In realtà il problema principale di questa pellicola era la presunta autorialità con cui Franco aveva messo in piedi l'opera, senza mai scadere veramente nell'horror e sopratutto, a parte qualche casta nudità, senza mai scadere nel puro erotismo. Insomma un film senza alcuna attrattiva per il pubblico del regista spagnolo, abituato da sempre a film trucidi e abbondanti di belle ragazze discinte, perversioni varie, fruste, catene e riti sessuali.

Ovviamente in "A Virgin Among the Living Dead" non mancano tutti questi ingredienti ma sono talmente rarefatti da risultare quasi poetici. La protagonista Christina von Blancha un volto che non si dimentica facilmente, e qui bisogna dare atto al "Tio Jess" di saper scegliere le attrici, non a caso la Von Blanc venne presa per sostituire la splendida Soledad Miranda, deceduta da poco e sensualissima protagonista di uno dei suoi titoli più importanti, il sexadelico Vampiros lesbos (anche se è più famoso per la splendida colonna sonora che altro). Riguardo alla trama "Virgin" offre poco se non la solita storia di maledizioni familiari con la virginea eroina che ricerca il padre all'interno di un castello dannato dove i parenti sono uno più strano dell'altro, dediti a bere sangue e a compiere strani riti pagani.

Il film si sviluppa con la formula del sogno nel sogno, creando una dimensione onirica accentuata dalle inquadrature lente e soffuse di Franco e dalle splendide musiche di Bruno Nicolai, che alternano la soavità alla psichedelia. I riferimenti sessuali sono molti ma quasi tutti metaforici (come la Von Blanc che si sveglia  e trova la statua del pene in camera) e, in quanto a horror, se non c'era Rollins ad aggiungerci qualche brutta faccia che risorge dal terreno, ce ne sarebbe stato veramente pochino, anche se forse era meglio così. In ogni caso nella versione americana il film è depurato dalle scene aggiunte (il pipistrello vivo, gli zombi e la scena dello stupro) che sono relegate invece negli extra. E' così possibile godersi l'opera originale di Franco, un'opera controversa ma decisamente affascinante.




 

venerdì 16 gennaio 2015

LE CALDE NOTTI DI CALIGOLA

(Id. 1977)
Regia
Cast , ,



Lontano anni luce dal maestoso e controverso "Caligola" di Tinto Brass, questo film del pluri mestierante Roberto Bianchi Montero (pluri nel senso che ha diretto una caterva di film nella sua carriera, quasi tutti B o Z movie) ci porta ai confini della commedia pecoreccia all'italiana, infarcita di sequenze sexy alimentate, nel montaggio internazionale, con qualche scena hard per rendere più invitante quello che altrove, risulta essere un film veramente deprimente. Il tutto in rigorosa e avvilente povertà. Scordatevi dunque le sontuose scenografie dell'Impero Romano, qua ci buttano dentro qualche colonna in polistirolo, due o tre tendoni rossi, qualche cinta romana con annessi gonnellini e tuniche stracciate. Il peggio però è sicuramente costituito, non tanto dalla trama che vede il noto imperatore intento a trovare la perduta virilità presso l'improbabile studio medico del dottor Barnardus, quanto per l'umorismo scontato e di bassa lega che pervade tutta la pellicola portando alla narcolessia lo spettatore. Fortuna che ci sono qualche frettoloso nudo e sporadiche scene lesbo a destare un minimo di attenzione. 
Davvero poca cosa però, meritevole soltanto per il generoso sedere di Patrizia Webley che gironzola a tunica abbassata per le stanze del luminare, sorta di visione paradisiaca per l'imperatore, che diventerà la sua strada per la guarigione. Il livello di trash riesce ad eguagliare solo il mitico Arrapaho, che a suo modo, aveva comunque qualche nota di interesse. Qua non si riesce proprio a ridere davanti alla telecronaca in stile romano di Silvio Noto, ai tempi molto famoso in televisione, non si ride nemmeno quando vediamo il dottor Barnardus che lavora vicino ad un pentolone chiedere:"sta facendo un filtro magico? No! Maccheroni!" (anche se poi lo vediamo estrarre una forchettata di spaghetti). 
 
Non fa ridere il seppur simpatico Gastone Pescucci che scimmiotta le movenze gay assieme al coppiere imperiale, e nemmeno battute tipo "Ci va col Cassio!" - "Ma insomma, ci va o non ci va?", che dire poi dei tristi personaggi che affollano inutilmente la scena? A partire da Caligola stesso interpretato da un bruttino, cicciotto e riccioluto Carlo Colombo, assolutamente incapace di recitare, oppure il tristo Barnardus che sembra uscito da un fantasy omosessuale con accento svizzero, non parliamo poi delle vestali ignude, ridicolamente cellulitiche o le infermiere che parlano cinese con la elle al posto della erre, ma che non sono assolutamente provenienti dal Sol Levante. Insomma il trash è bello quando è involontario, quando è così forzato risulta terribilmente imbarazzante, quasi come la canzoncina dei titoli di testa e coda tutta cantata dai soliti coretti femminili che ammorbarono le orecchie dei poveri ascoltatori negli anni settanta.





giovedì 8 gennaio 2015

PINK FLAMINGOS




(Id. 1972)

Regia
Cast  , ,  



Va bene, finora abbiamo scherzato ma adesso è il momento di parlare di film SERI! Pink Flamingos è il manifesto più estremo della cultura trash oltre ad essere il perfetto prototipo di cinema punk assoluto nella storia del cinema. Difficile rimanere indifferenti a questo variopinto campionario di bassezze che il regista John Waters ci propina con tanta disinvoltura. Babs Johnson (Divine) è Divine la persona più schifosa del mondo, vive in una roulotte degradata con una madre obesa (Edith Massey) perennemente  adagiata in una culla per bambini ed ossessionata dalle uova (tanto che finirà per innamorarsi e fuggire con il suo fornitore abituale Mr. Eggsman/Paul Swift ), i figli Connie (Mary Vivian Pearce) e Crackers (Danny Mills) quest'ultimo dotato di un'insana passione per le galline tanto da non riuscire a copulare con una donna senza metterci di mezzo il povero volatile (in una scena a dir poco disgustosa non tanto per il sesso quanto per come finisce la povera gallina...sic!). 
A contendere il titolo a Babs ci sono i coniugi Connie (Mink Stole) e Raymond Marble (David Lochary), dediti a succhiarsi reciprocamente il pollice dei piedi, a ingravidare, con una siringa piena di sperma, innocenti ragazze catturate e incatenate, per poi rivenderne il frutto della colpa a coppie lesbiche. In particolare Raymond ha anche un'insana passione nell'esibirsi davanti a giovani studentesse munito di una prolunga attaccata al pene. ( Anche se poi finirà sbeffeggiato da uno sghignazzante travestito). Tra scatole piene di merda, divani e mobilia leccati e succhiati, incesti e perversioni varie arriviamo alla festa di compleanno di Babs in cui si realizza uno degli spettacoli più allucinanti della storia del Cinema: un contorsionista in tanga che si esibisce in una prova di karaoke con lo sfintere mentre in sottofondo "The Trashmen" cantano Surfing Bird (nella sua assurdità questa scena è un vero capolavoro!!!!). 
La festa si concluderà con l'intervento della polizia che però verrà massacrata e divorata dagli allegri festanti. Dal canto loro i Marble non perdono tempo e approfittando dell'assenza di Babs danno fuoco alla roulotte scatenando così le ire omicide della nostra grassa eroina che, dopo aver fatto un blow job al figlio, legherà i due malcapitati ad un albero e, dopo un processo sommario, provvederà a giustiziarli. A questo punto, per mantenere il titolo di persona più schifosa del mondo Babs dovrà fare un gesto eclatante e disgustoso...la soluzione si presenta ai loro occhi sotto forma di un barboncino che defeca sul marciapiede davanti a loro.......E qui assistiamo a quella famosa scena rimasta giustamente famosa in tutto il mondo per la sua schifiltosità. Ma più dell'atto in sè di cacciarsi merda fresca di cane in bocca, colpisce la naturale spontaneità del gesto con cui Divine ha definitivamente portato agli estremi la cinematografia trash diventandone un'icona assoluta . Di Pink Flamingos si è detto tutto e di più, nonostante gli anni questo film rimane ancora insuperabile dal punto di vista dell'oltraggiosità, la colonna sonora a base di Surf e Swing tipicamente anni '50/'60 contribuisce all'atmosfera gioiosa in cui deviati e pervertiti diventano i protagonisti di un cinema al di sopra di tutte le convenzioni. Potrete dire che "Pink Flamingos" fa schifo ma lo vedrete tutto...fino in fondo!!!
 

sabato 3 gennaio 2015

ZARKORR! THE INVADER

(Id. 1996)
Regia
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Prodotto dalla fabbrica di mostri di Charles Band, degno erede di Corman per quanto riguarda prolificità nella terra dei B-movie( purtroppo non con la stessa qualità) questo delirante monster-movie tenta, a suo modo, di rinverdire le gesta della mitica Toho production giapponese proponendo una sua versione personalizzata del Kaiju Eiga, il cinema delle creature giganti. A suo modo il film ne cattura totalmente lo spirito mettendoci dentro quell'ignoranza tipica di un determinato cinema per ragazzini, fatto di mostri troppo cresciuti giunti a noi da chissà dove per invaderci. Stavolta tocca al mostruoso Zarkorr, un mix tra i dragoni orientali e un tirannosauro, che parte subito a inizio film, sbucando da una montagna infuocata sotto lo sguardo attonito dei soliti testimoni fuggenti. 

Anche l'onorevole tradizione dei modellini in carta pesta di edifici e strade viene mantenuta, pur peggiorandone la resa al punto che, neanche i continui ralenty e le molteplici esplosioni riescono a farli sembrare veri. Per fortuna il regista Aaron Osborne, più noto come production designer che per le sue doti registiche (ma due anni dopo, da buon recidivo, girerà un altro monster movie intitolato "Kraa, The sea Monster"), la butta tutta in caciara, realizzando una quasi parodia dei monster movie, dove l'eroe di turno è un anonimo postino che viene designato come il salvatore della terra da una  specie di ragazzina in miniatura (ma con due tette enormi!) che gli spunta sul tavolo indicandogli che il mostro lo sta cercando. Il postino, da parte sua, cerca di raccogliere aiuti da una paleontologa televisiva e da un poliziotto stralunato. Inseguiti da polizia ed esercito, i tre vengono accolti da uno scienziato sciroccato che un sacco di domande imbarazzanti del tipo "Hai la ragazza?" - "No" - "Ah! Capisco, ti piacciono le prostitute!".

 Nel frattempo il prode Zarkorr prosegue la sua opera di distruzione tra ralenty lenti come la morte e urla da maiale sgozzato mentre distrugge modellini di città perennemente vuote. Tutta la parte spettacolare, per motivi di budget, viene raccontata dal solito delirante tripudio di telegiornali che hanno fatto la fortuna dei produttori cinematografici a corto di quattrini. Il finale si risolve frettolosamente, probabilmente anche gli autori si sono rotti un pò il cazzo! Finale con l'ennesima canzoncina rock dedicata al mostro, così per non farci mancare nulla!