Regia J.R. Bookwalter
Cast Pete Ferry, Bogdan Pecic, Michael Grossi
La macchina del cinema ha un
motore strano che muove i suoi cilindri seguendo schemi imprevedibili, con un
percorso ciclico che ruota negli anni portando a galla nuove forme di
linguaggio e nuovi autori in grado di tradurle per il grande schermo. Negli anni
ottanta uno di questi motori si chiamava Sam Raimi che, grazie al suo
folgorante esordio con "Evil Dead" aveva tracciato le basi per il
nuovo horror indipendente. Non solo in qualità di musa ispiratrice, il buon Sam,
in certi casi, apriva l'allora magro portafoglio per produrre operine low
budget come questo. Nonostante il suo nome nel film si legava allo pseudonimo
"The Master Cylinder" in qualità di produttore esecutivo, la sua
presenza era tutt'altro che celata. Innanzitutto il protagonista si chiama Raimi
e ad un certo punto un gruppo di persone si sta godendo alcune scene di
"Evil Dead".
Per il resto il film di J.R. Bookwalker risulta
piuttosto sciattino, sia per quel che riguarda la trama sia per la
realizzazione piuttosto amatoriale. Siamo nel solito mondo pervaso da un virus
misterioso che ha generato orde di zombie cannibali e il governo per respingere
l'orrore mette in piedi una zombie squad di sbirri i quali, oltre a fermare i
morti viventi, deve tenere a bada i manifestanti per il libero diritto degli
zombi a camminare sulla terra (citazione romeriana che appare su uno dei
cartelli). Ma la missione più importante è recuperare un siero in grado di
curare il virus, la squadra incaricata deve però vedersela con i seguaci del
reverendo Jones (che si ispira al santone della Guyana, quello che aveva
suicidato i suoi accoliti) che operano sacrifici umani e nutrono schiere di
zombi nascoste nei seminterrati della loro comune. Sin dalle prime immagini ci
troviamo di fronte ad una messa in scena poverissima dove la fotografia è
praticamente sconosciuta così come la recitazione appare goffa sia per quanto
riguarda i vivi che per i morti.
In certi punti ricorda un po "Bad Taste"
ma senza il genio di Peter Jackson, non bastano quattro gatti straccioni che
arrancano sulle cancellate della Casa Bianca per rendere efficace un'invasione
di zombie, soprattutto se non si ha cura di nascondere il normale traffico
cittadino o se si cerca di inquadrare una rete di polli facendola passare per
una gabbia per morti viventi. Lo splatter, c'è da dire, è copioso anche se
molto posticcio, anche il forzato omaggio ai tanti nomi di punta horror
dell'epoca (oltre a Raimi ci sono anche Carpenter e Savini) risulta alquanto
datato, almeno quanto le pettinature stile "Wham" di alcune comparse.
L'audio ci propone fino all'ossessione il brusio di zombi pitchato in basso
fino a diventare un grottesco pollaio di suoni senza senso, salvo poi nel
finale farli parlare per davvero (ma tanto oltre a dire che hanno fame, cosa
cazzo devono dire 'sti poveracci?). Nonostante questi difetti il film risulta
comunque godibile per veri appassionati di chicche datate, con trucchi di
make-up che passano dalla semplice incipriatura di sfigati vestiti con camicie
strappate a pupazzi stile Muppet show che agitano le braccine roteando gli
occhioni a palla. L'idea degli zombi con le museruole è comunque innovativa per
l'epoca anche se George A. Romero aveva già da quattro anni inventato il
collare per i cannibali vaganti e Bubba aveva già detto le sue prime paroline.
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