Regia Andy Milligan
Cast Veronica Radburn, Maggie Rogers, Hal Borske
Fa un pò ridere pensare che
questo sia considerato il capolavoro di Andy Milligan, regista culto del cinema
di serie zeta, anche perché parlare di capolavori in questo genere è sempre un
po’relativo. Il film si apre con una scena idilliaca, una coppietta che tuba
nei prati, agghindata in abiti ottocenteschi con tanto di ombrellino parasole.
Di lì a poco però tutto vira decisamente nell’incubo con un rozzo contadino che
fa letteralmente a pezzi i due. La cosa strana è che dopo i titoli di testa
questo serial killer farmense scompare di scena per fare posto ad una trama di
eredità con tre sorelle e mariti al seguito, i quali, per ereditare la fortuna
del babbo, evo passare la notte in una casa vittoriana decisamente inquietante.
Nell’abitazione infatti vivono due domestiche e il factotum ritardato che
divora conigli vivi. C’è poco da stare allegri e difatti, l’allegra combriccola
viene decimata progressivamente da un misterioso assassino, nei modi più
fantasiosi: a colpi di mannaia, coltello e forcone (il forcone è un’arma
caratteristica del cinema di Milligan che troveremo ancora nella sua
filmografia).
Primi piani vertiginosi,
movimenti di camera sballati e tremolanti, particolari di cattivo gusto
(un’inquadratura vede in primissimo piano la schiena nuda di un giovinotto da
cui si erge un bel ciuffetto di pelame), attori in perenne stato d’estasi
interpretativa, sono tutte caratteristiche del non cinema di Milligan, regista
estroso ma raffazzonato, creativo ma tecnicamente instabile. Di certo chi vede
un film come The Ghastly ones deve abituarsi ad un’idea diversa di cinema:
povero, sporco e volutamente un po’ perverso.
La musica di sottofondo prosegue
diritta per tutti i settanta minuti e passa del film con archi, violini e
pianoforte, senza mai arrestarsi; la tensione è quasi inesistente e gli effetti
splatter sono decisamente pessimi (in alcune scene il sangue è palesemente
acqua colorata). In conclusione possiamo dare almeno un pregio a Milligan, i
suoi films hanno uno stile ben definito e riconoscibile, povero,
approssimativo, delirante ma è pur sempre uno stile.
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