(Furankenshutain no kaijû: Sanda tai Gaira, 1966)
Regia
Ishirô Honda
Cast Russ Tamblyn,
Kumi Mizuno,
Kenji Sahara
Nonostante il titolo originale richiami
l'altro classico kaiju eiga "Furakenshutain tai Baragon"
(Frankenstein alla conquista della terra), in realtà stiamo parlando di un film
totalmente scollegato, qui le creature sono scimmiesche e si ispirano ovviamente
al grande successo di King Kong, addirittura raddoppiandone la presenza con ben
due gorilloni giganti, di cui uno è il frutto dell'altro, dal momento che il
solito spiegone scientifico vuole che il mostro cattivo, di abitudini anfibie
che vediamo sin dall'inizio scorticare un mostruoso polipone gigante per poi
sballottolare un mercantile come fosse una barchetta giocattolo (come del resto
lo è), è il risultato di una cellula persa per caso nelle acque marine da parte
del kong buono, allevato dal solito gruppo di scienziati e poi fuggito nella
foresta.
Sarà quindi il capo del team scientifico, un baldo dottore americano
(interpretato da Russ Tamblyn, grande attore che rivedremo nel nuovo film di
Tarantino "Django Unchained") necessario al film per essere esportato
all'estero, dopo essersi recato sulle montagne innevate vestito con abiti
primaverili (le solite imprecisioni cinematografiche o l'ennesima dimostrazione
della baldanza a stelle e strisce?), a richiamare il mostro buono per farlo
combattere contro il bruttissimo scimmione anfibio. Peccato che succede proprio
il contrario e durante uno scontro con l'esercito che tira fuori i
classicissimi cannoni laser (sempre gli stessi in tutti i film di mostri
giganti) il kong de noialtri salva il fratellastro cattivo, ma la
collaborazione è destinata a durare poco perchè quando la scimmia umida rapisce
la bella dottoressa giapponesina che ha allevato l'altro kong, si scatena
l'inferno a base di balletti tra gorilloni, pelacci umidi che si sfaldano
contro palazzoni di cartapesta e dosi massicce di napalm che alla fine
distruggono tutto. Non senza prima averci propinato spiegazioni scientifiche da
delirio e canzoncine da boyscout imbarazzanti.
Nonostante questo la mano del
grande Honda rende tutto quasi credibile, galvanizzando lo spettacolo con una
splendida fotografica e attacchi urbani efficaci, avvincenti e anche cattivelli
(vedi il kong che si mangia una donna). Chissà se Joe Dante non si sia ispirato
alla teoria della riproduzione cellulare in acqua, da parte dello scimmione
nero, per elaborare le famose regole alla base dei suoi Gremlins? Inizialmente il Kong del titolo era Katango, ma per ovvie ragioni di sfruttamento del personaggio, i cari distributori italiani pensarono bene di cambiare il titolo.
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