giovedì 21 novembre 2013

RITI, MAGIE NERE E SEGRETE ORGIE NEL TRECENTO

(Id. 1973)
Regia
Cast , ,

Parlare male del cinema di Renato Polselli è un pò come sparare sulla croce rossa, in realtà quando si raggiungono certi livelli in cui la bruttezza rasenta il sublime, ecco che certe opere rimangono impresse nella storia e diventano argomento di disquisizione per le successive generazioni. E' questo il caso di "Riti, magie nere...", un film che è praticamente un taglia e cuci di sequenze scombinate fra loro, dove la coerenza narrativa è decisamente negata a fronte di un guazzabuglio in cui il soggetto vero e proprio risulterebbe incomprensibile se qualche magnanimo attore non lo spiegasse verso la fine dello spettacolo. Non tutto il male viene per nuocere, perchè poi alla fine questo film potrebbe risultare anche una sorta di interessante esperimento metacinematografico se non conoscessi le reali intenzioni dell'autore, ovvero realizzare un pretesto scenico per giustificare le copiose scene di nudo che albergano per tutti i fotogrammi, e se Rita Calderoni mantiene inalterata la sua unica espressione recitativa per tutta la durata del film poco male, perchè l'occhio dello spettatore è distratto dalle sue enormi e prosperose tettone. 

Inoltre, essendo il film girato in piena epoca beat è pregno di sequenze psichedeliche, a cominciare dall'acidissima messa satanica con gli officianti in tutina aderente rossa che strappano il cuore alla vittima di turno e lo fanno bere al cadavere di Isabel, strega bruciata secoli prima quivi rappresentata dalla stessa Calderoni truccata da zombi. Alcuni frammenti panoramici appaiono e scompaiono in modo ossessivo e ripetitivo, espressività artistica? No, solo necessità di arrivare a un'ora e trenta, e per questo obiettivo Polselli non ci risparmia nulla, a cominciare dalle riprese dei paesani, un gruppo di vecchietti assoldati nelle campagne che continuano ad incitare al rogo con le loro splendide bocche sdentate. 

Nel minestrone c'è anche spazio per il vampirismo, peccato che i vampiri succhiano il collo senza morderlo e sopratutto senza fare uscire sangue, urla e strilli iper reverberati,  un pò di lesbo, qualche sequenza di tortura per giustificare il titolo ed ecco qua un cult assoluto oggi improponibile nella nostra epoca ma proprio per questo ancora più prezioso come testimonianza di una libertà stilistica di una generazione di cineasti pronti a tutto per sfornare prodotti popolari, vera e propria merce di richiamo per un pubblico affamato di nudità gratuite e sangue a profusione. Qua e la c'è anche una sorta di richiamo gotico al cinema di Corman, con attori baffuti che parlano davanti a una lampada psichedelica di colori diversi, ma è solo un lampo momentaneo, subito dopo spunta fuori una tettona urlante e, tra uno sbadiglio e l'altro, il pubblico può ancora godere. 




Nessun commento:

Posta un commento