lunedì 18 novembre 2019

LA NOTTE DELLA COMETA

(Night of the Comet, 1984)

Regia Thom Eberhardt

Cast Catherine Mary Stewart, Kelli Maroney, Robert Beltran

Genere: Fantascienza, Post Apocalittico, Horror, Commedia

Parla di “Cometa passa sulla Terra, incenerisce tutti e trasforma in zombie i superstiti

Come girare un post apocalittico senza soldi dove ci sono zombi antropofagi dappertutto ma nel film se ne vedono solo due o tre? Cari filmmakers da quattro soldi, prendete esempio dagli anni ottanta e in particolare da questo cult datato 1984 scritto e diretto da Thom Eberhart, regista non particolarmente brillante e poco attivo nel corso della sua carriera (probabilmente questo è l'unico film degno di nota, il che la dice lunga!). Il film ci introduce al passaggio della cometa di Halley sulla Terra, attesa come un vero e proprio evento da una comunità cittadina (il commesso del cinema che vende cerchietti per capelli con palline filanti che riproducono la cometa), solo la giovane Regina (una splendida Catherine Mary Stewart poco sfruttata nel mondo del cinema, la ritroveremo infatti solo in Weekend con il morto nel 1989) sembra più interessata a fare punti in un arcaico videogame da sala che all'evento, tant'è che preferisce passare la notte in una sala proiezione con un avvenente giovanotto. Meglio per lei, dal momento che al mattino dopo, l'intera città sembra deserta, disseminata di abiti usati pieni di polvere rossa. 

Dall'incontro con un clochard zombie la nostra protagonista scopre che il mondo è un pò cambiato dalla notte precedente. Regina raggiunge la sorella Samantha, unica sopravvissuta in casa e insieme si rifugiano in una stazione radio dove incontrano un altro sopravvissuto di nome Hector. Il giovane passa la notte con loro ma poi decide di andare a casa a vedere come stanno i familiari, nell'attesa che ritorni, le due sorelle si gettano a fare shopping selvaggio in un centro commerciale accompagnati da una brutta cover di Girls just wanna have fun di Cindy Lauper (evidentemente non c'erano i soldi per la canzone originale) e si scontreranno con un gruppo di commessi zombie prima e un gruppo di scienziati, dopo, alla ricerca del sangue di sopravvissuti per trovare un siero in grado di contrastare il processo di trasformazione in mostri che li sta divorando. 

Filtrato da colori rossi ipersaturi il mondo post-apocalittico di Eberhart inquadra due o tre vie giusto per dare il senso (risicato) della desertificazione metropolitana, mette in piedi un make-up piuttosto dozzinale dei mostri (in pratica allarga le orbite degli occhi per deformarne i lineamenti) e punta la cinepresa sulle due sorelle, inaspettatamente toste e combattive alla faccia di chi vedeva, in quegli anni, il sesso debole accaparrarsi solo ruoli da vittima. Regina tira calci e pugni, si tromba chi vuole, smitraglia a destra e a manca e indossa all'inizio dei calzini sotto i tacchi da vomito. Il film butta praticamente in caciara la fine del mondo rendendola improbabile e ridicola come le scene del bambino zombie che insegue Hector ("Sei fortunato che mi piacciono i ragazzini!") o il doppio sogno di Samantha e lo zombie poliziotto, il tutto  arricchito con humor di grana grossa tipico degli eighties pregno di battute di dubbio gusto e situazioni sull'orlo del ridicolo.  

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