martedì 23 ottobre 2018

LA MORTE VIVANTE


(Id. 1982)
Regia Jean Rollin

Una banda di faccendieri si intrufola di nascosto nella cripta del castello dei Valmont dove giace la giovane Catherine (Françoise Blanchard) morta prematuramente con la sorella. I malfattori vogliono nascondere nel sotterraneo dei fusti di gas tossico ma non resistono alla tentazione di fregare i gioielli indossati dalle morte. Un terremoto rovescia uno dei bidoni liberando il gas che rianima la bionda castellana assetata di sangue. Quella che sembra l'introduzione di un classico horror a tutti gli effetti si rivelerà una sorta di melò decadentista sulla solitudine di questa giovine zombessa perfettamente cosciente della sua condizione immortale.

Dopo aver ucciso i banditi a unghiate negli occhi e nella gola, Catherine si aggira solitaria nelle stanze del suo castello ormai abbandonato da tutti e messo in vendita. Assalita dai ricordi, la ragazza non può non ricordare la sua più cara amica Helene (Marina Pierro) e il legame che dall'infanzia la lega ad essa. Quando Helene giungerà al castello dopo aver ricevuto una strana telefonata, le due amiche si ricongiungeranno in un nuovo legame inevitabilmente condizionato dallo stato di non-morta della bella Catherine, ma sopratutto dal suo appetito ematico che le porterà ad essere complici di numerosi omicidi. Jean Rollin firma qui uno dei suoi film migliori, nonostante qualche grossolanità a cui però gli estimatori del regista francese hanno fatto il callo, l'estetica retrò viene molto rafforzata e si percepisce forte la volontà di raccontare il dolore.

Sangue a ettolitri e gore disturbante non mancano ma soprattutto ne "La morte Vivante" sono i sentimenti e il romanticismo a fare da padroni, ed in questo è necessario sottolineare l'originalità del progetto sopratutto contestualizzandolo in un periodo dove lo zombi-movie raggiungeva il suo zenith assoluto e le storie relative ai morti viventi sembravano fatte con la carta carbone. L'elemento "Gas tossico che rianima i morti" inoltre anticipa di ben tre anni The Return of the Living Dead dimostrandoci ancora una volta che certi autori hanno visto più avanti di altri senza avere necessariamente lo stesso budget per girare.

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