lunedì 13 novembre 2017

EQUINOX



(Id. 1970)
 


Il cinema trash rappresenta le fondamenta del cosiddetto cinema mainstream, la gettata di cemento da cui si dipana tutto quello che vediamo al cinema successivamente, una gettata che sicuramente non ha un bell'aspetto ma che sorregge, attraverso idee anche geniali, il mondo di sopra, fatto di luce e perfezione. Se vi sembra che sto esagerando provate a guardarvi questo Equinox, operina da quattro soldi realizzata in totale amicizia da un trio di operatori cinematografici quali Jack Woods, Mark Thomas McGee e Dennis Muren, quest'ultimo raggiungerà poi le vette di Hollywood proprio grazie agli effetti a passo uno del film. 

Equinox sembra un incubo lovecraftiano girato da un regista affetto da demenza senile e interpretato da un gruppo di ragazzi in preda ai fumi della droga, inizia con il protagonista David che fugge da non si sa quale misteriosa creatura, attraversa una radura e salta l'unico albero che c'è sulla strada (movimento che non ha altra ragione se non il creare un pò di azione in un film altrimenti statico), raggiunge la carreggiata e viene investito da un auto senza conducente. Lo rivediamo poi in un sanatorio per malati mentali che guarda stranito un rosario penzolante. Un investigatore giunto per indagare, prova a chiedergli la ragione di quell'attaccamento verso il crocifisso e viene assalito dal giovane rabbioso. Attraverso una testimonianza registrata inizia poi la storia vera e propria con la solita voce fuori campo che fa lo spiegone iniziale, altrimenti non capiremmo che si parla di quattro giovani studenti in gita per un picnic che vanno a trovare il professore geologo abitante una baita isolata. 

Durante il tragitto vengono osservati a distanza da un ranger sopracciglione a cavallo, presenza ricorrente per almeno la prima mezz'ora del film, che spunta all'improvviso per farsi i cazzi dei ragazzi. I quattro trovano la baita del prof distrutta e vedono in cima ad una collina un castello, mentre si avvicinano al maniero sentono strani rumori dentro una cava dove un vecchio demente emette una risata talmente finta da risultare quasi inquietante. Il vecchio gli regala un librone rilegato in pelle umana, antenato diretto del Necronomicon di Sam Raimi (Evil dead) che deve aver sicuramente amato questo film dal momento che ne ha copiato pari pari una scena (il libro che rotea nell'aria). Il volume contiene simboli esoterici e religiosi con cui gli studenti traggono ispirazione per farsi amuleti con i bastoncini. Dopo aver trovato tracce di caprone ("Tu sei un geologo, cosa ne pensi?" dice un giovane all'altro, tanto per rendere l'idea della demenzialità dei dialoghi...) Susan, la ragazza di David si allontana dal gruppo e incontra di nuovo il Ranger sopracciglione che si infila un anellone dalle forme vagamente peniche e diventa un mezzo matto con borse nere sotto gli occhi e la bocca oscenamente spalancata in primo piano (bleah!) mentre cerca di limonare la ragazza. Fortuna che il crocifisso di Susan la salva ma la ragazza sviene e non ricorda niente di quanto è successo.

Intanto gli altri giovani trovano nel libro un foglietto del geologo (interpretato nei vari flashback dal romanziere Fritz Leiber) che narra di un polipone a passo uno che devasta la sua baita, animato dalle formule esoteriche del libro, che aprono un varco spazio temporale da cui vedremo uscire una specie di scimmione con la cresta da casuario, un cavernicolo gigante pittato come l'incredibile Hulk e un demone alato con la coda a forma di tridente. Insomma una festa weirdo che sembra uscita da un incubo di Ray Harryhausen, passando per H.P. Lovecraft per raggiungere direttamente Sam Raimi ispirandogli in un colpo solo tutta la trilogia de "La Casa". Non parliamo poi degli incappucciati che si gettano nel vulcano in una sequenza tutta color seppia, che deve sicuramente aver ispirato Coscarelli per Phantasm. Cigliegina sulla torta, poi, le animazioni a passo uno, grezze ma efficaci, hanno permesso al suo realizzatore Dennis Muren di ottenere, oltre ai complimenti di Harryhausen stesso, un posto di rilievo nei Visual effects della trilogia di Guerre stellari realizzata da George Lucas. Insomma Equinox è sicuramente molto rozzo, recitato da cani a due zampe che fanno espressioni assurde per tutto il film, con una trama pasticciata e demenziale, fotografia e regia quasi inesistenti ma supportata da idee molto innovative ed effetti sorprendenti per la qualità stessa della pellicola. Un b-movie modesto e a tratti imbarazzante ma che ha fornito non pochi spunti al cinema fantastico delle generazioni successive.

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