(Ilsa, she wolf of the SS, 1975)
Regia
Don Edmonds
Capolavoro
rappresentativo del genere sesso e svastica è questa coproduzione tedesco
americana intitolata Ilsa, She wolf of the SS, che ha inaugurato una vera e
propria saga in cui la protagonista, la procace Dyanne Thorne, si cimenta nella
parte di un ufficiale medico impegnato nello studio della resistenza al dolore
e nella conseguente ricerca della nuova razza eletta. A farne le spese sono le
giovani carcerate ospiti del Campo di concentramento 9, un inferno di baracche
fatiscenti dove la belva conduce efferati esperimenti e operazioni chirurgiche
senza anestesia, si sollazza con aitanti carcerati che poi evira personalmente,
massacra a colpi di frusta e pressurizza in camere stagne.

Le vittime vengono bollite vive, infilzate da protuberanze falliche elettrificate le cui ferite vengono riempite di vermi per studiarne la proliferazione di malattie virali. In tutto questo bailamme di pseudo horror il riferimento all'illustre Salò di Pasolini è d'obbligo, anche in considerazione dell'assoluta naturalezza con cui il regista Don Edmonds mostra scene di nudo e splatter per tutta la durata del film. Ovviamente in tutto questo si scorgono due considerazioni importanti. La prima è la raffigurazione del prigioniero americano Gregory Knoph, superdotato ed eroico quanto basta a far trasparire il giusto nazionalismo a stelle e strisce dei produttori della parte americana, la seconda è che i gerarchi nazisti sono dei pervertiti maiali che si fanno pisciare addosso rivelando la loro impotenza sessuale.
