Regia Roger Corman
Cast Susan Cabot, Anthony Eisley, Barboura Morris
Non vi nascondo la mia predilezione per Roger Corman, un
regista pregno di quell'amore per lo spettacolo da realizzare centinaia di film
con un budget bastevole appena per un unico film hollywoodiano. C'è veramente
da perdersi a navigare nella sua filmografia e tuttavia rimane uno di quei
personaggi di cui, per forza di cose, tutti quanti abbiamo almeno visto un
film.
Nel contesto di questa preziosa chicca in bianco e nero troviamo il tema
ricorrente in molti film di Corman, la rappresentazione della donna non come indifesa
testimone degli eventi ma come protagonista assoluta, demone in molti casi,
guerriera e rapinatrice, dominatrice spietata nonchè anima ribelle in una
società che la imprigiona in falsi clichè e stereotipi tipici di quegli anni
(ma anche dei nostri in fondo). In quetso caso la protagonista Janice (una
meravigliosa e sconosciutissima Susan Cabot interpreta la manager rampante di
una società di cosmesi, in piedi nelle sue riunioni a dettare il futuro dell'azienda. Ma non è
facile, i colleghi la deridono ed il suo socio la umilia pubblicamente (William
Roerick) .
L'entrata in scena di uno scienziato apicultore (Michael Mark) e del
suo siero della giovinezza realizzato con enzima di vespa, sconvolgerà la sua
esistenza. Ossessionata dalla paura di invecchiare Susan comincerà ad
iniettarsi la pozione ringiovanendo gradualmente (il mito di Faust) ma anche
trasformandosi progressivamente in un mostro assetato di sangue (Dr. Jeckyll
and mr. Hyde). Certo i trucchi dell'epoca lasciano un pò a desiderare, la protagonista
si limita ad indossare una maschera da vespa e due guanti con gli artigli,
lasciando scoperte umanissime parti del corpo.
Eppure rileggendo in chiave sociologica questo film troviamo
un messaggio sempre attuale, l'avidità trasforma in mostri. Ambientato fra le
pareti cupe e ristrette di un ufficio aziendale il dramma della donna vespa
convive con ben più temibili mali: l'ingordigia, l'invidia dei colleghi, la
tossicodipendenza e, ovviamente, la morte.
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