venerdì 13 dicembre 2024

BLOODY NEW YEAR (1987)

Regia Norman J. Warren 

Cast  Suzy Aitchison, Nikki Brooks, Colin Heywood 

Parla di “gruppo di coppiette fugge da bulletti del Luna Park per ritrovarsi in un albergo fantasma su un isola deserta dove Natale e Capodanno non sono mai finiti” 

L’ultimo lungometraggio della seppur scarna filmografia di Norman J.Warren (autore di quel piccolo capolavoro della fantascienza di serie Z che era “Inseminoid”) sembra il titolo ideale per tutti quelli che, come me, non reggono i capodanni. Segnato da problematiche produttive già minate da un budget striminzito, il film è una sorta di connubio tra Shining (quello turco però), La Casa di Sam Raimi e Philadelphia Experiment, realizzato con attori di scarsa qualità, fotografia inesistente, situazioni paradossali e una deliziosa anarchia che mette in scene un vero e proprio helzapoppin’ di effetti artigianalissimi ed estetica trash oltre ogni perversione. 

Ci sono queste due coppiette al Luna Park insieme al solito sfigato della compagnia di nome Spud il quale, per non reggere il moccolone e trovarsi una compagna, decide di salvare cavallerescamente una ragazza di nome Carol, infastidita da due bulletti attempati a cui si unisce anche il gestore della giostra. Dopo una serie di inseguimenti pazzeschi, il gruppo di ragazzi fugge in mare su una barchetta che però affonda costringendoli ad approdare su un’isoletta, Qui c’è un vecchio albergo rimasto addobbato ancora al periodo natalizio e completamente abbandonato. Qui i ragazzi non tarderanno ad accorgersi che qualcosa non va. Cameriere che appaiono e scompaiono, apparizioni allo specchio, oggetti che si animano e via così fino alla sistematica decimazione del gruppo. Compaiono anche i bulli, che nel frattempo sono giunti con la barca sull’isola, il gestore delle giostre sfonda lo stomaco di una delle ragazze che però si trasforma in una sorta di strega pazza dalla faccia argentata. 

C’è persino un omaggio a Nightmare – Dal profondo della notte con un ascensore le cui pareti inghiottono un’altra ragazza. E poi piatti che volano, coltelli che sfrecciano, pomoli delle scale a forma di uccello che azzannano, involucri di plastica che si traformano in una cosa simile al mostro della palude della Marvel, il tutto senza mai un minimo di tregua. La causa di tutto sembra essere un aereo sperimentale del governo americano precipitato sull’isola durante i festeggiamenti del 1960 come ci illustra il flashback iniziale in cui un gruppo di festanti scompare misteriosamente mentre fanno il classico trenino di capodanno. Warren omaggia esplicitamente anche uno scultone della sci-fi degli anni cinquanta mettendo in scena la proiezione di “Fiend without a face”, omaggio che prosegue successivamente con un bel poster del film appeso ad una parete dell’albergo.

Curiosamente il film sembra quasi privo di colonna sonora, se si eccettuano alcune canzoncine del gruppo Cry No More e qualche inserto elettronico realizzato da un certo Nick Magnus. Di certo non il miglior lavoro di Warren (del resto lo ha ammesso anche lui), resta comunque un bel filmaccio di serie ultra zeta con cui ci si può senz’altro divertire, sicuramente di più che ad un qualche sfigatissimo party di fine anno. 

Nessun commento:

Posta un commento