venerdì 10 settembre 2021

I, ZOMBIE - THE CHRONICLES OF PAIN

(1998) 

Regia Andrew Parkinson 

Cast  Dean Sipling, Ellen Softley, Gile Aspen 

Genere: Horror intimista 

Parla di “Studente morso da una zombie si strugge nel dolore del pascer di carne umana” 

Questo horror di Andrew Parkinson è un prodotto low budget, quasi amatoriale, ma notevole nel suo sviluppo e originale all'interno di un genere come lo zombie movie, che, a partire dagli anni '70 ha ormai esaurito tutte le idee. In questo frangente, invece, assistiamo ad un' innovativo concetto del morto vivente, che viene visto come una sorta di malato, perfettamente cosciente della sua condizione di zombie e del bisogno di nutrirsi di carne umana. Viene persino data una spiegazione logica al suo cannibalismo, lo zombie infatti, dopo 4 giorni senza carne viene assalito da dolorissimi spasmi che rischiano di portarlo alla follia. Vediamo quindi il protagonista David (Dean Sipling) scosso in più occasioni come in preda a un attacco epilettico. Studente Universitario, il nostro eroe, viene morso da una zombessa durante una passeggiata studio nei boschi, da allora la sua vita (o morte?) cambia radicalmente. 

Scompare dalla vita della sua fidanzata Sarah (Ellen Softley), prende un appartamento in periferia e inizia a dedicarsi ai suoi appetiti carnivori come un vero e proprio predatore. La differenza sta nel fatto che per David questa condizione rasenta quasi la tossicodipendenza, accentuata da una progressiva decomposizione del corpo che raggiunge il suo apice quando, in un tentativo di masturbazione, gli rimane in mano l'uccello. Intanto nel film si susseguono delle interviste agli altri personaggi, in particolare Sarah che continua a domandarsi che fine abbia fatto il suo fidanzato, finché, stufa di attendere il suo ritorno decide di dimenticare e nelle ultime scene, abbandona il sacco coi suoi vestiti in strada mentre, da un'altra parte, il povero protagonista, ormai ridotto ad un ammasso putrido, incapace ormai di camminare, si abbandona sul letto in un sonno forse senza ritorno. 

Nonostante una fotografia grossolana e alcune sequenze eccessivamente lente, il film sviluppa bene la progressione del morbo, con una trasformazione che ricorda molto Tetsuo e soprattutto si tasta da vicino la dolorosa empatia con il personaggio e la sua umanità disfatta. Per la prima volta vediamo uno zombie con un'anima, percepiamo la sofferenza ed alla fine l'affresco complessivo ti si inserisce dentro lasciando quel piacevole sapore amaro che solo i bei film riescono ancora a regalarci.  

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