sabato 27 marzo 2021

LA CAVALCATA DEI RESUSCITATI CIECHI

 (El ataque de los muertos sin ojos, 1973)

Regia  Amando de Ossorio

Cast Tony Kendall, Fernando Sancho, Esperanza Roy

Parla di “Templari resuscitati in occasione della festa dei 500 anni dalla loro morte massacrano tutti quelli che fanno festa”

Se è vero che la saga dei templari votati al demonio e arsi vivi dopo essere stati accecati, realizzata dal regista Amando de Ossorio negli anni settanta, è andata scemando a livello qualitativo con il progredire dei capitoli, è anche vero che a quei tempi non erano molte le serie cinematografiche monotematiche che venivano realizzate. In particolare questo secondo capitolo, seguito dell’ottimo “Le Tombe dei Resuscitati ciechi” dimostra sin da subito di avere qualcosa da dire all’interno dei quattro titoli realizzati dal regista spagnolo. Innanzitutto l’incipit ci mostra finalmente i veri volti dei cavalieri crociati proprio durante la cattura e l’atroce castigo a cui vengono sottoposti, poi c’è tutta la maledizione del villaggio che viene perpetrata con una festa tradizionale lunga 500 anni. Ed è proprio nell’anniversario dell’uccisione dei cavalieri del male che questi risorgono per vendicarsi del villaggio colpevole della loro morte. 

Come già introdotto dal titolo italiano, i resuscitati attaccano il paese con daghe e cavalli, caratterizzati da un intercedere lento ed ipnotico enfatizzato da ralenty eterni e un filtro riverberato che accompagna il suono degli zoccoli dei cavalli demoniaci. Insomma c’è tutto un refrain psichedelico che dà al film la giusta atmosfera da incubo. Purtroppo nel massacro ai villeggianti Ossorio pecca un po di superficialità facendo sventolare nel vuoto le spade dei morti viventi e ogni tanto, giusto per dare l’idea che i colpi di spada non vengano sferrati a cazzo, inquadra qualche vittima con un sommario taglio sulla fronte. Va meglio con l’assedio nella chiesa per i superstiti, dove il buon Amando ci piazza la giusta nota cattiva con un sindaco bastardo che non esita a buttare in pasto ai cavalieri scheletrici una bimba pur di sopravvivere all’attacco. 

Le scene in cui il sindaco tenta di convincere il ministro a far intervenire l’esercito al telefono sembrano voler inserire all’interno del film anche un siparietto comico ma senza grande successo. Il sangue rosso acceso usato per il film assomiglia alla vernice per pareti che non vorreste mai tinteggiata in casa vostra e le sequenze, specialmente quelle dell’avanzata dei morti, sono sempre le stesse e fanno venire il sospetto che il regista non si sia sbattuto più di tanto in fase di montaggio. Ad alimentare questo sospetto c’è anche il fatto che la colonna sonora di Antón García Abril è la stessa usata per il primo film e riciclata senza alcuna vergogna in questo secondo titolo. Evidentemente il buon riscontro delle “Tombe” ha costretto il povero De Ossorio a girare in tutta fretta questo sequel che, in ogni caso rimane comunque più che valido all’interno di una quadrilogia in cui i film successivi non sono sicuramente all’altezza. Da notare che il protagonista del film è Tony Kendall, il cui nome anglofono è in realtà lo pseudonimo del romanissimo Luciano Stella, caratterista di tonnellate di B movie italiani (ma anche robetta come “La Frusta e il corpo” di Mario Bava) che con Ossorio realizzerà successivamente anche l’ottimo “L’Abbraccio mortale di Lorelei”.




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