lunedì 11 maggio 2020

MAD MUTILATOR

(1983)

Regia Norbert Georges Mount

Cast: Robert Alaux, Françoise Deniel, Pierre Pattin

Genere: Trash, Slasher, Horror, Demenziale

Parla di: “Boscaioli assassini, zombie e preti vampiro in un incasinatissimo filmaccio amatoriale”

Il giochino dei bloopers consiste sostanzialmente nel ricercare all’interno di un’opera cinematografica una serie di piccoli errorini che, ad una visione superficiale, non verrebbero rilevati. Nel caso invece di questo slasher ultra amatoriale francese diretto da Norbert Georges Mount, questo giochino deve essere virato al contrario e finalizzato a rintracciare nel film qualsiasi cosa non appaia sbagliata, fuori posto o malrealizzata. Non a caso, infatti, non c’è nulla che funzioni in questo Vhs-movie del 1983 appartenente a quella corrente di oscuri filmacci no-budget senza capo né coda in cui si inserisce anche il più conosciuto Violent Shit di Andreas Schnaas. Partendo da tutta una serie di grandi assenze nel reparto tecnico quali la mancanza di un vero e proprio script, fotografia inesistente, recitazione approssimativa e continui sbalzi di esposizione della videocamera fino ad arrivare al comparto effetti speciali dove dominano incontrastati i visceri recuperati dal macellaio sottocasa con cui vengono riempiti finti manichini che il protagonista (un assurdo boscaiolo psicopatico con una maschera di cuoio sul volto) prontamente massacra con una rudimentale accetta arrugginita. 

Ne fanno le spese prima una famigliola, il cui figlioletto viene macellato sotto gli occhi della madre legata ad uno strano totem pieno di maschere carnevalesche. A seguire anche dei campeggiatori e una giovane ragazza che dopo aver rivenuto l’auto della famigliola si reca alla gendarmeria per denunciare il ritrovamento. In pratica la scena viene realizzata così: prima vediamo l’auto della ragazza in strada, la videocamera inquadra l’insegna della gendarmeria e subito dopo l’auto che se ne torna indietro con sottofondo delle voci (supponiamo quelle dei gendarmi) fuoricampo che dicono di non aver abbastanza elementi per avviare l’indagine. La ragazza torna quindi sulla strada dove ha visto l’auto ma qui viene rapita dal boscaiolo, appena giunti nell’orribile catapecchia del mostro vediamo la giovane che lo abbraccia, stacco, e li ritroviamo tutte e due a letto dormienti. Come se non bastasse, ogni tanto il boscaiolo getta qualche avanzo di carne dentro la botola della cantina. La ragazza incuriosita, sbircia nello scantinato e da qui iniziano a fuoriuscire una serie di ciondolanti zombi truccati con maschere di gesso, che il maniaco dovrà affettare a colpi d’ascia. 

La ragazza intanto si fa dare un passaggio da un prete vampiro (le cui mani vedremo per tutto il film ravanare all’interno del motore della sua auto d’epoca) il quale la ucciderà digrignando allegramente le fauci in una serie di inquadrature che altro scopo non hanno se non quello di sfruttare al massimo la presenza del buon Howard Vernon, unica star degna di rilievo a cui probabilmente non è stato mai fatto vedere il film finito. La cosa più sorprendente rimane comunque la presenza (sia come addetto al make-up sia come attore) di Benoît Lestang, compianto realizzatore di ottimi make-up in film come Martyrs e Il patto dei Lupi, tutt’altro genere rispetto a questa immondizia realizzata con scarti di qualsiasi cosa, riprese bislacche (tra cui un ostentato primo piano del sangue che cola sulla macchina da presa), titoli disegnati a pennarello su una lastra di vetro e un sonoro totalmente distaccato dagli eventi riprodotti. I dialoghi sono fortunatamente rarefatti ma bastano poche battute per capire il livello di cagneria degli attori, tutti probabilmente all’inizio (e per qualcuno anche la fine) della propria carriera, tra questi, in un breve cameo come zombie, anche Jean Pierre Putters, critico cinematografico e fondatore della rivista Mad Movies.

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