lunedì 7 gennaio 2019

A MORTE HOLLYWOOD!

(Cecil B. Demented, 2000)

Regia John Waters
Cast Melanie Griffith, Stephen Dorff, Rickie Lane


Solo John Waters può fare film nello stile di John Waters, uno stile unico, riconoscibilissimo e geniale, si perché quel matto di Baltimora che 46 anni fa imbracciò la telecamera insieme ad un manipolo di freak per dare vita ad un nuovo genere cinematografico, riesce a trasformare le sue meravigliose ossessioni in uno canto del cigno dell’anarchia in celluloide che, nel caso di Cecil. B. Demented, non è mai stato così autoreferenziale.

La storia vede protagonista la stizzosa e insopportabile star del mainstream hollywoodiano Honey Whitlock (Una splendida Melanie Griffith ) che, alla prima del suo ennesimo e smielato blockbuster, viene rapita da un gruppo di estremisti cinematografici capitanati dal folle regista Cecil B. Demented (Stephen Dorff ) con l’intento di obbligarla a interpretare un film underground dove non esistono comparse né attrezzisti, solo una telecamera e tanti pazzi tra cui una porno star, una gotica satanista, un ragazzino scappato di casa, omosessuali e freaks vari.

Gradualmente Honey si troverà coinvolta sempre più in questo folle gioco al massacro, dove si simulano vere rapine e assalti terroristici all’impianto mainstream non solo allo scopo di girare delle scene per il film ma anche di inviare un messaggio chiaro e forte al mondo delle grosse produzioni. Waters cita tutti i suoi registi preferiti tatuandoli sulla pelle della folle troupe underground accostando Otto Preminger a Herschell Gordon Lewis o Sam Peckinpah a William Castle omaggia Andy Warhol , rispolvera la sua insana passione per Charles Manson nel personaggio dell’adoratrice del diavolo e ci sollazza con momenti di vera follia come la folle corsa del gruppo all’interno di un cinema porno dove tutti gli spettatori sono intenti in attività onanistiche, recupera dalla sua antica troupe (quella con cui realizzò il suo capolavoro “Pink Flamingos” per intenderci) una anziana ma sempre in forma Mink Stole per un breve cameo, dimostrandoci ancora una volta chi è il padre assoluto del cinema Camp. Per il resto siamo di fronte ad una commedia briosa e irresistibile che scorre bene e lascia qualcosa dentro, un’irrefrenabile amore per il cinema e le sue sconfinate derivazioni stilistiche.

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