lunedì 17 dicembre 2018

I MOSTRI DELLA CITTA' SOMMERSA

(Kaitei daisensô, 1966)

Regia Hajime Satô
Cast Shin'ichi (Sonny) Chiba, Peggy Neal, Franz Gruber


Diciamocela tutta, la "neve marina" è un misto di spazzatura, merda e cadaverini decomposti che formano una specie di polvere bianca che scende nelle profondità del mare. Insomma la spazzatura che diventa elemento poetico e romantico in una scena di questo film del 1966 diretto da Hajime Sato, regista di un cult psyco dark come "Il pozzo di satana" ed interpretato da una stella del cinema nipponico come Sonny Chiba. La premessa è giusto per ribadire il concetto che anche in un film trash i risultati possono essere entusiasmanti e, difatti, questa produzione creata ad hoc per il mercato internazionale, con tanto di cast misto nippo occidentale, trasuda di weirdo dall'inizio alla fine, ma un weirdo di tipo gioioso, un pò come le espressioni degli attori, che, spesso, sembra ridano loro stessi di quello che stanno facendo, non fosse altro per la loro cagneria. Si inizia con una dimostrazione di modellini di sommergibile che si silurano l'uno con l'altro, ma durante il test, i giornalisti presenti scorgono nelle profondità marine una strana ombra a forma di uomo pesce. 

I due reporter Ken e Jenny (Sonny Chiba e Peggy Neal) decido di immergersi con le bombole per cercare la strana creatura. Dopo un buon quarto d'ora di riprese d'immersione in cui potete benissimo dedicarvi ad altre attività (tipo scaccolarvi, chattare, dormire o farvi una chiavata) perchè tanto non succede una minchia, ecco spuntare il primo mostro del film, a cui ne seguiranno tanti altri. Trattasi di una specie di pinguino a dimensione umana rivestito con una tuta di plastica verdastra e artigliacci nelle mani. I due giornalisti lo fotografano ma (ahimè) la macchina fotografica rimane nel fondale per cui nessuno crede alla coppia. Così i due tornano a immergersi, stavolta per cercare la macchina fotografica. Ad un certo punto, mentre nuotano, puff! Li rivediamo in una specie di grotta marina dove, evidentemente, il regista si è dimenticato qualche passaggio, pazienza! I due vengono catturati da un dottore matto che sorride come un idiota tutto il tempo ed indossa enormi occhiali da sole che, nelle profondità marine, sono sicuramente utili. Il mad doctor ha creato una specie di città sommersa con tanti bei modellini in puro japan style, dove i mostri sono schiavi trasformati in anfibi con tanto di trapianto polmonare espresso. 

Alla fine i mostri impazziscono e i nostri eroi, che a momenti rischiano loro stessi di diventare anfibi, riescono a fuggire. In un tripudio di macchinari valvolari, pareti bianche e pistole con il silenziatore che sparano a casaccio, il regista Sato abusa di primi piani e inquadrature strette, probabilmente per risparmiare, con risultati a volte stranianti, del tipo "ma questi due staranno dialogando fra di loro o parlano da soli?". E' superfluo dire che i mostri sono ridicoli, con quegli occhioni strabici e le manone che non sanno più dove farle sventolare. Si tratta però di un film che, chiunque alla mia età, ha visto almeno una volta da bambino su qualche canale privato nel pomeriggio, visto che lo trasmettevano a ripetizione. Per cui è impossibile parlarne male senza sentirsi un minimo in colpa per averne offeso così la memoria nostalgica. Ma la vita va avanti e certi miti perdono il loro fascino con la maggiore età, per cui è giusto rivederli con uno spirito critico più avanzato. Nonostante questo resta impossibile non volergli almeno un pò di bene, se non altro per la compagnia che ci ha fatto nei lunghi pomeriggi di cazzeggio casalingo quando la voglia di studiare annegava nelle profondità del nostro cervello.

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