giovedì 9 agosto 2018

EROTICOFOLLIA


(Id. 1975)

In Italia quando si realizza un film weird si sta attenti ad ogni particolare, a cominciare dal titolo che, come da copione, non c'entra nulla con la trama della pellicola. Se di follia, infatti, il regista Mario Siciliano, ce ne ha messa tanta, di erotico invece c'è poco o nulla, a parte qualche nudo gratuito qua e là, in grado di provocare ilarità più che eccitamento sessuale. Il protagonista è una sorta di ricco playboy che si sveglia in una casa stile moderno anni settanta in cui il pavimento è disseminato di belle figone addormentate e seminude dopo quello che appare come un super party selvaggio. Ma il nostro, che si chiama Peter Crane ed è interpretato dal muscolosissimo e abbronzatissimo messicano Jorge Rivero, ha un piccolo problema, fa sogni stranissimi, tipo gente nuda con il pisello al vento che fa delle facce assurde. Poi incontra una francese che dice di averlo sognato a sua volta. A questo punto al protagonista gli prende una specie di raptus, comincia ad aprire e stringere il pugno in una sequenza che vorrebbe essere d'effetto ma risulta solo effetto ripetizione a catena, e poi la strozza.

L'incubo di Peter va avanti così, incontrando gente che non ha mai visto prima e facendola fuori. La spiegazione viene a galla a metà film quando esplode l'elemento soprannaturale, accompagnato dai soliti oggetti appesi a fili invisibili che affollano le stanze, vetri che esplodono, dischi che partono come lame rotanti alla Jeegrobodacciaio et similia. Sono le anime de li mortacci loro! Ovvero gli spettri di gente uccisa per invidia o cupidigia, che possiedono Crane come un involucro assassino, per scatenare la loro vendetta nei confronti di chi li ha subdolamente eliminati. A complicare le cose ci si mette anche il maggiordomo Walter che, dopo averlo a lungo spiato, cerca di ricattarlo, con l'unico risultato di finire appeso al muro a sputare sangue e schifosissime rane (ma che si calavano 'sti sceneggiatori una volta?!). Fortuna che entra in scena una amorevole psichiatra che prende il nostro eroe sotto la sua caritatevole ala protettrice e se lo porta in montagna ma anche qui si scatenano le forze occulte...e anche la confusione del regista che da qui in poi sembra essersi veramente calato un acido. 

Arriva anche il poliziotto che da tempo indaga sui delitti, nonostante abbia qualche problema di udito (ogni tanto, come fenomeno extrasensoriale, perde completamente l'audio di quello che gli accade intorno, mah!) e all'improvviso con un taglio di montaggio degno di un salumiere, ecco che Crane con la psichiatra sono in macchina, sparati a folle velocità verso un dirupo, abbagliati da misteriose luci oscure. Il finale rimane quindi aperto a possibili interpretazioni che vadano oltre la tossicodipendenza di chi ha scritto questo pasticciaccio in cui riesce ad avvilirsi anche il cameo di Richard Conte, fresco fresco direttamente da " Il Padrino" e pronto a farsi cannibalizzare dal cinema bis-tris-italiano. Rimangono in positivo le atmosfere che rendono il prodotto appetibile ai nostalgici puri e duri oltre alle ottime musiche beat realizzate dal bravo Stelvio Cipriani. Il film è conosciuto anche con il titolo "Malocchio" a cui aggiungerei, per coerenza, un bel "Occhio e prezzemolo finocchio"!

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