giovedì 1 dicembre 2016

O EXORCISMO NEGRO

(Id. 1974)
Regia  
Cast  , ,  


Nonostante la presenza di Ze do Caixao, sempiterno alter ego malefico di José Mojica Marins, Exorcismo Negro non viene annoverato dai cultori del regista brasiliano come parte della trilogia psichedelico-weirdo-horror dedicata al becchino satanico, eroe di titoli come "À Meia-Noite Levarei  Sua Alma" o "Esta Noite Encarnarei no Teu Cadáver". La spiegazione di questa esclusione si può certamente attribuire al fatto che Coffin Joe (come viene chiamato negli Stati Uniti), da sempre protagonista assoluto, viene qui relegato ad un cameo finale. Protagonista della vicenda, in questo caso, è lo stesso Marins in veste di regista di sé stesso, una specie di grottesco La Nuit américaine, con tanto di unghioni sulle mani (ma li aveva anche nella vita reale?), il quale dopo aver girato qualche scena di un film dove una coppietta viene aggredita da banditi mascherati, essersi fatto intervistare sulla sua duplice personalità, viene visitato di notte da una sedia rossa che gli svolazza sul letto. 

Le cose non vanno meglio quando José si reca dai parenti per le feste di Natale. Gli animali rognano al suo passaggio (manco fosse Frau Blucher), un vecchio lo aggredisce e tenta di strapparsi gli occhi di dosso, le tende lo assalgono, un pianoforte suona da solo, dagli alberi cascano pitoni, dalla libreria i volumi cercano di colpirlo. In giardino il cognato del giardiniere con la faccia bianca di cerone,  gli occhi spiritati e un' accetta in mano cerca di farlo fuori. Poi, a turno, la misteriosa entità satanica si impossessa dei parenti che iniziano a sbraitare con le borse sotto gli occhi arrossati fino all'apparizione di Ze do Caixao dove finalmente comincia il delirio puro, quello che abbiamo imparato a conoscere e ad amare del regista carioca. Ecco allora fattucchiere strabiche, galli sgozzati, tridenti e fulmini di cartapesta sagomata, donne nude che si trastullano con un bastone, messe nere in abiti medioevali, orge di corpi insanguinati e adepti col saio rosso, urla e balli indemoniati, scene di cannibalismo e preghiere (in italiano!) lamentose mentre la telecamera ostenta ossessiva primi piani dei satanisti che fanno facce assurde. 

 Alla fine lo scontro finale tra Ze e Josè che sono entrambi la stessa persona diventa la prova lampante del dualismo umano, di certo la rappresentazione di Marins, dal punto di vista cinematografico, è tra le più ingenue e infantili che si possano trovare nei meandri della settima arte ma il kitsch che si propaga da questi fotogrammi risulta sempre denso di fascino, anche se l'ambientazione casalinga anni settanta ha un sapore di filmino natalizio vero e proprio. Eccesso di realismo o mancanza di fondi? Gradevole in ogni caso la colonna sonora, tra jazz tribale e psichedelia beat.
 

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