Regia David Allen, Charles Band John Carl Buechler Steven Ford Peter Manoogian Ted Nicolaou Rosemarie Turko
Cast Jeffrey Byron, Richard Moll, Leslie Wing
Tra le produzioni bizzarre
realizzate da Charles Band nel periodo d'oro della Empire Pictures questa è
sicuramente la più bizzarra, un minestrone grottesco che unisce, piuttosto
arbitrariamente, Fantasy, fantascienza e horror, utilizzando la formula del
film a episodi in maniera assolutamente anticonvenzionale. Gli episodi, sette
in tutto, rappresentano infatti i vari livelli di una sorta di videogioco cinematografico
che inizialmente fu licenziato con il titolo di "RageWar" e poi
successivamente ribattezzato "The Dungeonmaster" approfittando del
successo del gioco di ruolo "Dungeons and Dragons". Si parte con una
specie di incubo iniziale dove il protagonista Paul insegue in sogno una tizia
che sembra un clone di Kelly Le Brock ne "La signora in rosso" per
quello che dovrebbe essere un ambiente fantascientifico ma che, nella realtà, è
un sobborgo degradato modello residence dei poveri. Quando sta per farsela,
spuntano delle bestiacce vestite di stracci che gli tirano una legnata e si
rubano la ragazza.
L'esordiente Rosemarie Turko dirige " Ice Gallery " e trasporta
Paul e Gwen in una specie di museo delle
cere dove le statue si animano e cercano di ucciderli. In "Slasher"
diretto dal caratterista Steven Ford, Paul deve difendere Gwen da un serial
killer all'interno di una metropoli dominata dall'oscurità mentre in "Cave
Beast" di Peter Manoojan affronta un dispettoso demonietto spararaggi.
Dopo qualche scontro verbale con Mestema che tenta di sedurre Paul con qualche
ragazza olografica e un pò di fulmini e fiamme qua e là, i due fidanzati
vengono proiettati in un deserto post-atomico modello "Mad Max" dove
Ted Nicolau li fa combattere con enormi Jeep contro balordi di vario taglio.
Sorretto da musiche sintetizzate che da sole restano il simbolo immarcescibile
del cinema anni ottanta, The Dungeonmaster eccede in dialoghi prolissi e una
lentezza visiva che la recitazione cagnesca amplifica a dismisura. Le
scenografie di cartapesta si riducono a qualche falò da spiaggia e qualche
caverna posticcia, se il trucco dei mostri risulta efficace l'intera storia
alterna momenti godibili ad altri di pura noia che risultano essere
preponderanti nell'insieme. Bizzarro nella sua struttura, il film deve essere
considerato un unicum nella produzione bandiana dove purtroppo l'originalità
non segue la forma.
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