giovedì 5 marzo 2015

FATAL FRAMES FOTOGRAMMI MORTALI

(Id. 1996)
Regia
Cast , ,  


Un film ormai di culto, praticamente un kolossal del brutto cinematografico che ha contribuito suo malgrado, negli anni novanta, a determinare il declino e la successiva scomparsa del cinema di genere. Già dai titoli di testa si resta perplessi e incuriositi da un cast che mescola alla rinfusa Ciccio Ingrassia con Ugo Pagliai, Donald Pleasence con David Warbeck, Giorgio Albertazzi con Rossano Brazzi e dulcis in fundo la breve apparizione di Angus Scrimm, il Tall-Man di Phantasm del regista Don Coscarelli. Cosa si può pensare con un cast del genere? Un capolavoro citazionista? Una summa dell'horror anni ottanta? Un ritorno agli sceneggiati gotici della Rai sullo stile "Il segno del comando"? No signori, nonostante i nomi impressi sulla pellicola, siamo di fronte ad uno dei film più truzzi e malfatti della cinematografia italiana. Già nel primo omicidio, dove vediamo il machete accarezzare la vittima da cui si aprono le ferite, ci si rende conto che qualcosa non va. 

Non parliamo poi del flashback iniziale dove Albertazzi costringe il figlio a guardare uno snuff movie (da lì ovviamente tutte le motivazioni che portano all'omicidio il serial killer denominato "video killer"), ma tutto questo signori, non vale nulla di fronte all'apparizione dell'attrice trash del secolo, ovvero "Stefania Stella" !!! Reduce da capolavori come "Celebrità" o "Pierino contro tutti" la Stella è una non-attrice e non-cantante meravigliosa, al punto che  per rendere la recitazione credibile sentiamo i suoi dialoghi in voice over mentre viene ripresa da lontano. Al Festa, nonostante sia sua moglie, aveva capito tutto. Purtroppo qualche primo piano ci rivela l'incredibile recitazione della Stella, nulla però al confronto della canzone "Eternally yours" dove stecca visibilmente mentre viene sollevata ( e non è certo un fuscello!) di peso da ballerini aitanti, di fronte ad un palco poggiato nel Colosseo in mezzo ai turisti! Non parliamo poi del protagonista maschile Rick Gianasi, un patrick scwayze denoiarti con capelloni a coda di cavallo, mascellona marmorea, camicia bianca e stivalazzi nel più puro truzzodeborgata style! Come se non bastasse la fotografia videoclippara punta tutto su colori saturi come il blu e il rosso, senza contare alcune sequenze dove le luci sono posizionate in modo sbagliato al punto di mettere in ombra il volto del protagonista mentre parla. 

Non parliamo poi del montaggio che taglia a fette i dialoghi allontanando di colpo la telecamera o sfuocando arbitrariamente gli attori mentre stanno ancora parlando. Festa si da un gran daffare per migliorare le cose, cercando inquadrature ardite ma la Stella sarebbe in grado di rendere ridicolo anche un film di Kubrick, atteggiandosi in modo ridicolo a sexy vamp con coscione e tettone che sbordano da tutte le parti fino all'apoteosi rappresentata dall'immancabile scena di sesso col Gianasi dove lei copula indossando un tanga!!! Per il resto ci sarebbe da scrivere un libro riguardo alle manchevolezze di un film ambizioso solo negli intenti, capace di citare ironicamente Halloween quando Pleasence prende commiato ( e purtroppo per ironia della sorte questo sarà realmente il suo ultimo film) ma incapace di tappare tutti i buchi di una sceneggiatura verbosa e sconclusionata in cui si mescolano sedute spiritiche imbarazzanti con voci di spettri che sembrano leggere il copione a macchinetta, vittime inseguite che corrono per i cazzi loro in tondo lungo le rovine del Colosseo, imbarazzanti balletti dentro la fontana di Trevi dove la Stella non la finisce più di infracicarsi, dialoghi da toccarsi i coglioni, musichette che è passano dal romantichese sdolcinato al goblin profondorossato con una musichetta che cita la soundtrack de "Il segno del comando" a riprova che Festa si è molto ispirato a questo bellissimo sceneggiato sia per le atmosfere di una Roma notturna dai rimandi baviani (anche l'abbigliamento dell'assassino si rifà ad un celebre film di Bava), sia per la presenza di elementi in comune (un pittore perverso, la seduta spiritica in un palazzo storico). 


Ad un certo punto poi David Warbeck si scatena in recitazione fuori dalle righe che fa rimpiangere i capolavori fulciani e nel finale tutto lo spirito visionario di Festa si scatena in un delirio programmatico che sembra meno peggio di quello che è. In sostanza un film talmente brutto e malfatto che riesce a ipnotizzare per oltre due ore lo spettatore, trasportandolo in un universo di tamarri capelloni, tettone sboccate e vecchie glorie del cinema horror, imperdibile.

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