martedì 15 ottobre 2013

ARCANA

(Id. 1972)
Regia
Cast , ,                          


Miracolosamente riesumato dagli archivi cinematografici della cineteca nazionale in versione integrale, questo controverso film fu l'ultimo prodotto cinematografico dell'eccentrico regista Giulio Questi, coadiuvato dall'inseparabile sceneggiatore Franco Arcalli, seguito poi da una serie di opere per la televisione e una raccolta di cortometraggi autoprodotti di recente fattura. Contrassegnato dal fallimento della casa produttrice e la conseguente invisibilità nel panorama cinematografico di quegli anni, Arcana fu il capitolo sfortunato di un artista vero, che per la sua forza visiva e surrealista si pone tra Cavallone e Antonioni, passando da Bunùel fino a Jodorowski con il valore aggiunto di una familiarità dei luoghi con cui lo spettatore italiano inevitabilmente si confronta.
 
In questo caso la vicenda si svolge a Milano, in una fase in cui l'emigrazione di massa dal sud portava le persone a sbarcare il lunario con qualunque mezzo, ed infatti la protagonista, vedova di un operaio della metropolitana ucciso da un convoglio, cerca di guadagnare con sedute esoteriche di gruppo, letture della mano, tarocchi e fondi di caffè. A collaborare con lei anche il giovane figlio con cui ha un rapporto al limite dell'incesto, il ragazzo oltre a accarezzare e schiaffeggiare la clientela durante le riunioni estatiche, si dedica a giocare con i bambini della scala, appendere oggetti su corde attorno all'ingresso della metropolitana e attraversare i corridoi bui della propria abitazione munito di un minaccioso coltello con cui, ad un certo punto, comincerà a torturare la madre per costringerla a rivelargli la ricetta di un filtro d'amore per irretire una giovane incontrata in metropolitana.
 
Alla fine la ragazza dovrà effettuare l'aborto, la madre vomiterà ranocchie dalla bocca mentre sulle strade impazzeranno i soldati a sparare in mezzo alla folla mentre sullo schermo passeranno immagini di danza offerte da statiche famiglie siciliane al suono ipnotico di un violino. Un'opera visionaria che mantiene i piedi per terra per un'oretta ma che sul finale scatena un circo delle assurdità che mette a dura prova la comprensione dello spettatore. Arcana affascina senza dubbio per il potere delle immagini evocate in luoghi dove il sogno sembra mescolarsi con la realtà.

Mirabili in tal senso le immagini quasi oniriche nelle gallerie della metropolitana o i percorsi nei corridoi dello spettrale condominio dove si svolgono le vicende, rappresentazione da incubo di un urbanizzazione del degrado che produce aberrazioni sociali. Lucia Bosè, allora quarantenne, nel ruolo della madre incestuosa riesce a trasmettere quella matura sensualità che solo certe donne riescono a dare, grazie ad uno sguardo intenso e un corpo ancora in grado di far girare la testa. Arcana non è sicuramente un pasto facile da digerire ma se si ha pazienza di arrivare al digestivo, il gusto al palato è uno di quelli che non si scorda facilmente.   

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