venerdì 29 novembre 2024

THE SEXORCIST (1974)

Regia Ray Dennis Steckler 

Cast Carolyn Brandt, Kelly Guthrie, Lilly Lamarr 

Parla di “ demonologo evoca un demone che possiede una prostituta che possiede i clienti che possiedono i soldi” 

Originariamente il titolo era Undressed to kill, ma poi visto il successo del film di William Friedkin e visto comunque che il tema trattato era quello di una possessione demoniaca, fu modificato opportunamente in The Sexorcist’s devil e successivamente nel più immediato The Sexorcist. Del resto il buon Ray Dennis Steckler, monumentale personaggio del cinema spazzatura americano (vi dice niente “The Incredibly Strange Creatures Who Stopped Living and Became Mixed-Up Zombies!!?”. No? Smettete di seguirci...tanto è inutile!), era specializzato nel vendere i film piuttosto che a realizzarli. 

E la qualità (pessima) si vede tutta anche in questo porno horror a bassissimo costo dove la reporter Janice Lightning (Carolyn Brandt) segue il celebre demonologo Prof. Ernest Von Kleinsmidt (Kelly Guthrie) in camporella dov
e stranamente non ci sono scene di sesso ma bensì il ritrovamento di una pergamena appartenuta ad una setta di adoratori di satana ma soprattutto adoratori del sesso. Janice torna a casa e trova la sua compagna di stanza, la prostituta Diane (Lilly Lamarr) intenta a praticare una fellatio al suo fidanzato, cosa che del resto farà per tutto il film praticando una serie infinita di pompini. Nel frattempo il professore evoca un misterioso personaggio che si chiama Volta (Doug Darush) ed è praticamente il sosia di Steve Buscemi con indosso un saio da monaco. Volta si reca da Diane e si fa praticare un blowjob dopodichè la possiede, sia carnalmente sia spiritualmente, inducendola a massacrare uno dei suoi clienti, un ciccione con il cazzo talmente piccolo che Diane si deve accontentare di un cunniling. 

A seguire anche il fidanzato farà la stessa fine mentre il professore passa tutto il film a guardarsi i quadri in soggiorno e a mormorare “evil” in continuazione, almeno fino a quando Janice non lo avvisa che Diane è posseduta. A questo punto Janice viene uccisa da Diane, il professore giunge nella casa e comincia a pronunciare frasi per scacciare il demonio ma finisce anche lui ucciso in piscina. La Brandt aveva già lavorato con Steckler nei film precedenti e non è un’attrice porno (a dir la verità non è neanche un’attrice), infatti non si spoglia per tutto il film delegando tutti i contenuti erotici alla povera Lily Lamarr che quando ingoia lo sperma, passa il tempo a giocare con gli spermatozoi , facendoli a palline. Dura un’oretta scarsa, unico vera nota positiva che si può attribuire a questa pellicola davvero disastrosa. 

venerdì 22 novembre 2024

CONTAGIO 1992 (The carrier, 1988)

Regia Nathan J. White 

Cast Gregory Fortescue, Stevie Lee, Steve Dixon 

Parla di “ragazzino incavolato viene assalito da cosa nera e diventa untore di un contagio che scioglie le persone” 

Giuro che se non fosse per il tripudio di situazioni weirdo, la sceneggiatura non sense e i dialoghi deliranti, sarei quasi tentato di gridare al capolavoro! L’unica prova registica di Nathan J. White (e si capisce il perché…) ha il coraggio di affrontare una trama originalissima, assurda, qualcosa che mai nessuno aveva osato e mai oserà sulla Terra. La storia parte dapprima con il protagonista, un ragazzino di nome Jack (Gregory Fortescue) che è un po’ il paria del villaggio. Guarda fuori dalle finestre dove si tiene la festa del paese, finchè una ragazzina (che lo perseguiterà per tutto il film) lo avvisa di non entrare perché potrebbe rimanerci secco. 

Il ragazzo è, difatti, accusato di aver dato fuoco alla casa dei genitori provocandone la morte (anche se lui non ricorda nulla) e siccome è anche un po’ idiota entra nella sala e, come volevasi dimostrare, si prende un sacco di mazzate. Tornato a casa per alcolizzarsi con il Jack Daniels, il giovane viene improvvisamente assalito da una strana creatura pelosa e nerissima (Cosacosacosa????) che lo ferisce al petto prima di disintegrarsi sotto la pioggia. A questo punto Jack diventa una specie di untore per un insolito contagio che non attacca le persone ma bensì le pareti, gli oggetti, gli alberi (ma non il terreno e le strade). Chi viene a contatto con questa contaminazione rimane appiccicato all’oggetto e si squaglia lentamente in una nube di fumo. Il primo a farne le spese è un vecchio reduce a cui viene amputato il braccio, segue una giovinetta che viene violentata dal suo ragazzo e dalla disperazione si attacca ad un albero infetto facendo sciogliere anche lo stupratore dentro di sé. Da qui in poi è un delirio in cui gli abitanti del villaggio iniziano a testare pareti e oggetti dapprima con i pulcini e poi con i gatti, questi ultimi diventano talmente importanti da scatenare una faida tra quelli che si sono riuniti nel bar e quelli chiusi nella chiesa cittadina, una faida al grido di “O gatti o morte”! Gradualmente i villici iniziano a bardarsi con sacchi di spazzatura, bottiglie di plastica, cellophane e coperte bucate, diventando una sorta di barbarica orda armata di asce e forconi. 

Il povero Jack intanto scopre che sono stati i suoi vicini a ordinare la morte dei genitori e scatena la sua vendetta dando vita ad un massacro cittadino finchè, dopo aver sciolto un neonato in chiesa, non rivelerà la sua natura di paziente zero e verrà inseguito da tutto il villaggio morendo mussolinianamente a testa in giù. Se siete riusciti a raggiungere la fine di questa lettura senza impazzire, dovete ancora testare il film stesso, che tra l’altro non è fatto neanche male, dotato com’è di una certa cattiveria gratuita che non risparmia animali e bambini (demenziale la festa al pub in cui si lanciano gattini sulle pareti per farli sciogliere). Realizzato nel 1988, da noi uscì in VHS nel 1992 ma dalla fotografia e dall’uso dei colori e delle ombre, il film sembra quasi girato negli anni settanta. 

venerdì 8 novembre 2024

SUPERMOUSE AND THE ROBORATS (1989)

Regia Tony Y. Reyes 

Cast Joey De Leon, Rene Requiestas, Manilyn Reynes 

Parla di “circense scopre di
essere per metà un supertopo alieno e si attiva per combattere invasione aliena e regalare un po’ di azione al film nell’ultima mezz’ora” 

Se non fosse per l’insormontabile ostacolo linguistico, il cinema filippino ci permetterebbe di scovare autentiche perle in ambito trash, alcune, le più rilevanti, giungono in ogni caso, precedute dalla loro fama. E’ il caso di questo assurdo mix tra commedia, cinema di fantascienza e supereroi che pochi cultori conoscono, autentica perla del non sense che qualcuno dovrebbe doppiare o almeno sottotitolare.

 Il protagonista è l’attore/comico/cantante Joey De Leon che interpreta Mickey, un ragazzone abbandonato da neonato davanti a una tenda (da campeggio) che si ritrova poi in un’altra tenda (quella del circo). L’incipit vede un gruppo di alieni vestiti come se Darth Vader avesse il velo da odalisca e una pettorina di plastica fluorescente. Questi inseguono una donna con bambino, quando la raggiungono, il neonato è salvo ma la donna è spacciata. Per l’ora di film successiva non succederà più nulla, assisteremo a siparietti comici del mago Goro the great (Rene Requiestas) che starnutisce lamette, si da fuoco alla giacca e salta sui vetri rotti procurandosi delle sanguinolente escoriazioni, ci godremo quindi amabili canzoncine tra cui una dove si tenta di cantare come dei topolini e c’è persino la cover di “Girls just wanna have fun” di Cindy Lauper cantata da De Leon vestito da donna e un adorabile nanetto che viene sempre preso a schiaffi e canta stonatissimo. Poi la mamma di Mickey muore rivelandogli che non è la sua vera madre, nello strazio il nostro eroe si trasforma, vediamo quindi una mutazione del volto stile The Wolf Man del 1941 (ma fatta peggio!) e “”zac!” al nostro amato gli viene la faccia da topolone, con tanto di orecchie giganti, dentini aguzzi e baffetti alla Topo Gigio. 

Da qui in poi il film passa da una commediaccia stantia al vero capolavoro. Mickey si trasforma in supereroe con tanto di mantello e tutina e sfreccia (si va beh!) nei cieli sfondando tutti i cartelloni pubblicitari (tranne quello del veleno per topi) e prendendo a cazzotti rapinatori, aspiranti suicidi e pazzi omicidi. Siccome poi questo film è il top dei top(i) la produzione ci regala anche una fantastica cover di “raindrops keep fallin on my head” in filippino con De Leon che saltella davanti alla statua della Madonna e conclude con un coretto insieme a due topolini a cartoni animati. A pochi minuti dalla fine appaiono finalmente gli alieni, ovvero i Robo-rats del titolo. Togliendo, infatti, il mascherone da Guerre Stellari, un extraterrestre rivela il suo faccione da topo barbuto e rivela a Mickey di essere il frutto di uno stupro oltrespaziale, poi dopo una breve collutazione tutto finisce a tarallucci e vino e finalmente questo spettacolare capolavoro si conclude regalandoci una vera e propria esperienza allucinatoria come mai non era accaduto prima nel mondo del cinema.