Regia Keith Li
Cast Tien Lang Li, Michael Miu, Hussein Abu Hassan
Parla di “stregone incazzato manda orde di millepiedi a uccidere tutti e alla fine si vomita che è una bellezza”
Regia Keith Li
Cast Tien Lang Li, Michael Miu, Hussein Abu Hassan
Parla di “stregone incazzato manda orde di millepiedi a uccidere tutti e alla fine si vomita che è una bellezza”
Cast Costantino Vitagliano, Daniele Interrante, Jennifer Poli
Parla di “tronisti dal cuore d’oro che sognano il cinema ma dopo questo film il cinema se lo sognano e basta!”
Una storia nella storia, visto che Costantino e Daniele hanno anche loro avuto l’occasione nel cinema con un ruolo da protagonisti assoluti, occasione tristemente naufragata con un flop storico in cui la produzione Medusa cacciò 2 milioni di euro (spesi non si sa dove vista la poraccitudine del film stesso) incassando appena 704.000 euro. Del resto la storia insegna che non bastano i nomi di richiamo, bisogna anche che questi nomi sappiano recitare, cosa che purtroppo qui non accade. Il duo Costa/Daniele riesce a malapena a togliersi la maglietta per mostrare fisici scultorei ma quando apre bocca siamo a livelli da Alex L’ariete, altro capolavoro con il quale Troppo Belli viene giustamente equiparato, anche se i due bellocci, devo esser sincero, mi sono sembrati un po' più espressivi rispetto ad Alberto Tomba (ma ci vuole poco, anzi pochissimo!).
Certo quando partono i titoli ed esplode Quanti Amori di Gigi D’Alessio il pensiero ricorrente e quello di togliersi la vita, ma quello che ammorba il film, è la sua evidente inutilità, un film che non fa ridere, non da emozioni e nonostante la breve durata, è anche noiosetto e zuccheroso, con mamme dal cuore d’oro che si tolgono la pensione per darla a Costantino, fidanzate che lo amano anche se non ci stanno più insieme (dimenticavo, nel film partecipa anche la Pierelli, (ex) fidanzata del Costa), spasimanti che fanno di tutto per conquistarlo, canzoni melense e una ridda vomitevole di buoni sentimenti che neanche i musicarelli degli anni sessanta riuscivano a snocciolare. Insomma un film nato male, vissuto male dove la recitazione cagnesca dei due tronisti, alla fine, è solo la punta dell’iceberg.
Cast Reb Brown, Luciano Pigozzi, Cristopher Connelly)
Parla di “supersoldato disperso nella giungla fa strage di vietcong e russi semplicemente togliendosi la giacca”
Ah! Che meraviglia i film di propaganda americana degli anni ottanta! Dopo Rambo II e Rocky IV, il modello a stelle e strisce mirava soltanto a mostrarci quanto gli Stati Uniti fossero buoni e potenti, giusti e risolutivi! Ma aspetta un attimo! Qui stiamo parlando di Strike Commando e il regista Vincent Dawn non è per caso Bruno Mattei sotto il suo arcinoto pseudonimo? In aggiunta l’aiuto regista nonché sceneggiatore non è quel Claudio Fragasso (coadiuvato dall’immancabile Rossella Drudi) celebre per il cultissimo Troll 2? Ma allora stiamo parlando di un film di propaganda americana che non è veramente americano ma, anzi, italianissimo!
Si perché Strike Commando altri non è che l’ennesimo namsploitation girato nelle Filippine dove l’eroico muscoloso soldatone mascellone Ramson (Reb Brown) è un soldato della squadra speciale Strike Commando, sopravvissuto ad una missione suicida e abbandonato nelle foreste del Vietnam. Ovviamente il mascellone è un ammazzasette di proporzioni inaudite, spara a destra e sinistra colpendo sempre a segno senza venir mai scalfitto. Non solo, è anche gentile e premuroso con un gruppo di indigeni locali e fa amicizia con un bambino vietnamita che chiede sempre di raccontargli com’è Disneyland (se non è propaganda questa!) e quando i viet-cong supportati dai russi del crudele Jakoda (Alex Vitale) fanno strage nel villaggio, la sua vendetta sarà spietata. Esplosioni di modellini a profusione, sparatorie come se non ci fosse un domani, il protagonista che passa il tempo a togliersi e rimettersi la giacca per mostrare quanto è muscoloso, scene copiate da Rambo II, Apocalypse Now e dulcis in fundo si ruba la celebre frase “Io ti spiezzo in due” di Rocky IV modificandola nel più banale “Io ti rompo in due!”.
Regia Eric Louzil
Cast Brick Bronsky, John Tallman, Lisa Star
Parla di “ Roger che dopo aver sconfitto lo scoiattolo gigante diventa sindaco di Tromaville e padre di due gemelli, uno buono e uno, manco a dirlo, cattivo”
Il terzo capitolo di una delle saghe più iconiche della Troma Entertainment non poteva che iniziare esattamente dalla fine del pazzesco finale del secondo, ovvero la distruzione della centrale nucleare di Tromaville operata da un ributtante quanto gigantesco scoiattolone mutante con il pessimo vizio di scoreggiare nubi tossiche. Un incipit che, peraltro, permette alla produzione di Kaufman & soci di riciclare qualche scena iniziale, quando il protagonista, un nerboruto quanto idiota Roger Smith (interpretato ancora da Brick Bronsky) riesce finalmente a sconfiggere il mostro diventando il sindaco di Tromaville. Purtroppo la sua compagna mutante partorisce, dall’oscena bocca applicata sullo stomaco, due gemelli Adlai e Dick e muore di parto.