Regia Doug Gerber, Caleb Pennypacker
Cast: Kevin Kenny, Samantha Bogach, Jamie Greco
Parla di “homeless disturbato in giro per New York ad ammazzare a casaccio, mangiare vomito e spalmarsi la faccia di merda”
“Mi sono tagliato il cazzo” – Con questa frase lo psicotico homeless assassino, protagonista del film di Doug Gerber e Caleb Pennypacker, approccia la prima vittima, una donna seduta su una panchina pubblica che verrà brutalmente sgozzata immediatamente dopo. L’introduzione a guisa di documentario denuncia da subito la moltitudine di senzatetto presenti nelle grandi città americane, alcuni con grossi problemi mentali, come ci spiegano le didascalie iniziali, non a caso la macchina da presa segue un nero che si trascina i propri escrementi nei pantaloni della tuta e ancora merda è quella che il protagonista (un bravissimo Kevin Kenny) si raccoglie dall’interno dei pantaloni e si spalma sulla faccia in una delle sequenze più ributtanti.
Insomma un film dove l’ambientazione scarna e trash ci porta a livelli che neanche John Waters aveva mai osato prima, eppure quello che disturba più di tutto, nel film è l’indifferenza generale della folla nei confronti delle aberrazioni protratte dal clochard, il quale sembra libero di poter fare quello che vuole davanti al mondo senza che nessuno protesti, anche di fronte a un tizio a cui caga direttamente in faccia. L’intento sociale di Crazy Murder è quello di mostrare una società totalmente asociale come quella americana, dove ognuno cura il proprio orticello cercando di sviare lo sguardo e proseguire diritto per la propria strada, nella speranza che quanto accade agli altri non capiti mai a lui. Eppure la morte, qui, non guarda in faccia a nessuno, come espresso chiaramente a livello concettuale, ed è un vero terno al lotto, quando girato l’angolo, non si riceva una coltellata alla giugulare, sferrata da qualche pazzo assassino, figlio emarginato anch’esso di questa società degradata.
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