martedì 17 ottobre 2017

VIOLENZA AD UNA VERGINE NELLA TERRA DEI MORTI VIVENTI



(Le Frisson des Vampires, 1971)
 
A prescindere dal titolo italiano, geniale ed esplicito nella sua dimensione "cattura pubblico",  il film è l'espressione più diretta e pura del mondo cinematografico di Jean Rollin, un universo dove regna il kitsch più scenografico, fatto di teschi appesi alle pareti, vestiario hippy, arredamenti piazzati alla cazzo, architetture gotiche che si mescolano con il beatnik a rimarcare un concetto che il regista francese ha fatto proprio nell'arco della sua corposa filmografia. Ovvero il concetto, un po reazionario, che il vampirismo (perché nei suoi film, anche se il titolo parla di Zombi, ci saranno quasi sempre vampiri!) sia l'espressione perversa del libero amore e della trasgressione, argomenti che negli anni settanta stavano perdendo quel fascino utopico con cui avevano conquistato il '68. 

Il film si apre con un funerale e prosegue con le avventure di Isa e Antoine, due giovani sposini in viaggio di nozze verso l'Italia, i due prima però decidono di fare un salutino ai due cugini di Isa, presso il loro castello, in un paesino nel sud della Francia. Qui le domestiche, che recitano quasi in stato ipnotico, da tanto che sono inespressive, li informano della dipartita dei castellani. Gli sposini decidono di fermarsi comunque nel castello per pasare la notte ed è qui che iniziano i turbamenti. Isa decide di mandare in bianco Antoine, meglio spassarsela con una hippy secca e bianchiccia che fuoriesce nottetempo dalla pendola della stanza. Col passare delle nottate Antoine diventa sempre più nervoso e tenta disperatamente di reclamare i suoi diritti coniugali, ecco quindi che riappaiono i due cugini, due fricchettoni dandy che puntano direttamente a Isa (del resto "non c'è cosa più divina che una chiavata con la cugina come dice il detto") fregandosene allegramente del marito, il quale, dopo aver scansato le avances poco raccomandabili delle due catatoniche servitrici, cercherà in tutti i modi di portare via dal castello Isa. 

La tragedia si consumerà in spiaggia, quando all'alba i due cugini cercano di farsi un threesome vampiresco con l'ignuda donzella. Contrassegnato da una musica che oscilla tra lo psichedelico e il progressive, "Le Frisson des Vampires" mette in mostra un dramma sexy dove vestaglie trasparenti, tonache succinte, nebbie fumanti, nudità più o meno velate e lesbismo la fanno da padrone all'interno di un pastiche dove la lentezza mortale della narrazione mette a dura prova i nervi dello spettatore e dove le pretese arty, tipiche di Rollin, tendono a rendere ancora più irritante uno spettacolo dove l'unica cosa veramente memorabile è la sfacciataggine con cui i distributori nostrani hanno appioppato un titolo così carico di promesse tragicamente non mantenute.

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