martedì 10 febbraio 2015

BLUE MOVIE

(Id. 1978)

Regia
Cast , ,  



Pazzesco! Non c'è altro aggettivo per definire il cinema di Alberto Cavallone, regista ultra underground italiano degli anni '70, ancor oggi autore di nicchia e di culto (per pochi). Il suo è un cinema sgradevole, scomodo e per niente rivalutato nel tempo, per quanto i suoi film siano avanti anni luce rispetto ai tempi moderni. Devono passare ancora dei begli anni prima che lo "scat"  passi da genere estremo a forma artistico cinematografica ma in Blue Movie c'è anche questo. Una storia malata che, in pratica è un susseguirsi di stupri ai danni della povera Sylvia (Dirce Funari) che fuggita da un uomo mascherato finisce nelle mani di Claudio (Claudio Maran), il quale, al pari delle bamboline che lega, smonta e rimira, tratta le donne come oggetti puri da guardare attraverso una vetrata mentre defecano in un pacchetto di Malboro, farle cospargere interamente di merda in una danza che eppur qualcosa ha di sensuale. 

Ossessivo e visionario il rapporto che mina la base di tutto il film, un'opera malata in cui A Clockwork Orange  si mescola a Salò o le 120 giornate di Sodoma  arrivando alla pornografia soft di una luce che esplora il corpo femminile di Daniela (Danielle Dugas), zingara disposta a tutto pur di sopravvivere. Nel cinema di Cavallone, poi, i dettagli sono importanti come le foto e i video tratti dal passato di Claudio, reporter fotografico di guerra. In questo la storia prende piega come una sorta di psicosi del protagonista, anche se per tutto il film non si capisce se è vera follia od un gioco di complicità di un triangolo umano tra un uomo e due donne pazze. 

L'uomo domina e la donna accetta di buon grado. Forse siamo di fronte ad una sorta di reazionarismo di destra che Cavallone ha voluto denunciare in questo film assieme al consumismo che già a quei tempi marciava compatto verso la vittoria. E' innegabile la forza visiva di quest'autore, relegato sempre più in basso fino ad essere ricercato come una chimera da pochi, illuminati, amanti di un cinema di genere che ha permesso a Cavallone di emergere come anima ed essenza di un cinema che non sarà mai in linea con i tempi attuali per quanto questa sua prerogativa lo rende un genio nascosto della cinematografia italiana.

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