martedì 5 febbraio 2013

AVERE VENT'ANNI

(Id 1978)
Regia
Cast  , ,

La causa principale dell'insuccesso (almeno iniziale) di questa particolarissima opera di Fernando Di Leo è da attribuirsi all'uso inconsueto di due attrici come Lilli Carati e Gloria Guida, generalmente impiegate all'epoca per commediole sexy innocue e dozzinali. Paradossalmente fu proprio questa peculiarità a trasformare negli anni a venire l'opera in un vero e proprio capolavoro del cinema di genere. Una sorta di Easy riders al femminile sostituendo le moto con il proprio corpo esposto spesso e volentieri alla propria nudità. Lia e Tina sono due ragazze che si incontrano una spiaggia, diventano amiche e si dirigono insieme verso Roma, qui finiscono in una comune organizzata da un lestofante che si fa chiamare il Nazariota che predica insistentemente "pace e male". Il lestofante dapprima vuole condurre le due ragazze alla prostituzione, poi, al loro rifiuto, le manda a vendere enciclopedie almeno fino a quando una retata della polizia fa chiudere la comune e rimanda le due al paesello. 

Durante il viaggio di ritorno si fermano in una trattoria dove la loro intraprendenza scatena l'ira di un boss locale. Le due giovani verranno picchiate, stuprate brutalmente e uccise. La canzone dei titoli di coda (ma anche leit motiv della colonna sonora) cantata dalla stessa Gloria Guida ed è un inno agrodolce a questa particolare età della vita, maggiormente enfatizzata nel film dall'epoca che viene ritratta, in cui l'emancipazione femminile è ancora un valore da conquistare in un Italia legata ad un oscurantismo cattopatriarcale. Gloria e Lilli sono le uniche che passeggiano discinte e quasi ignude in una Roma prettamente maschile che le guarda attonite. Proprio per questo vengono identificate come prostitute anche se Lilli si definisce diversamente, ripetendo quasi all'ossessione che "sono belle giovani e incazzate", ed è proprio il personaggio della Carati quello che spicca maggiormente, vuoi perchè l'attrice buca letteralmente lo schermo con la sua bellezza selvaggia tipica del sud, vuoi per lo sguardo intenso con cui corona il terzo occhio che spunta dalla fronte. 

Molto più celebrale e raffinata invece la Guida, il cui personaggio mantiene comunque un proprio orgoglio femminile che ama indistintamente donne e uomini rifiuta di essere pagata per farlo. Nel cast brilla invece l'inutilità del personaggio di Leopoldo Mastelloni, sorta di asceta vestito da Pierrot, insipido e assolutamente fuori parte. A vederlo oggi "avere 20 anni" non ha perso un grammo della sua freschezza, nonostante le vicissitudini censorie che la pellicola ha dovuto affrontare al suo debutto cinematografico. Destino questo che pare tocchi a tutte le grandi opere, quelle che riescono a farci sorridere, piangere e sono capaci di chiudere lo spettacolo lasciandoci in bocca il sapore amaro della tragedia annunciata.

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