martedì 23 ottobre 2012

THE MACHINE GIRL

(Kataude mashin gâru, 2008)
Regia Noboru Iguchi
Cast Minase Yashiro, Asami, Kentarô Shimazu

La vendetta è un piatto che si consuma freddo...come il sushi, chi meglio dei giapponesi può dunque rappresentare adeguatamente questo feroce sentimento nelle proprie arti? Non a caso infatti, il tema della rivalsa di un torto subito, il vendicare la morte dei propri cari sono leit motiv ricorrenti nel cinema orientale, espressi frequentemente in modo truce e violento, con grande spreco di sangue e frattaglie ma anche di sentimenti duri che rasentano la parodia come nel caso di questo spassosissimo filmaccio di Noboru Iguchi, regista che ha esordito nel porno fino ad arrivare allo splatter per poi estremizzare la propria verve artistica nel trash più assoluto con il delirante RoboGeisha.

In The Machine Girl la storia è molto semplice, quasi un pretesto per mostrare eccessi fino in fondo, la protagonista Ami è una ragazzina che insieme al fratello Yu è rimasta orfana poichè i genitori, accusati ingiustamente di omicidio, si sono suicidati.I due teen-ager vivono quindi ai margini, evitati dalla comunità come appestati. A rincarare la dose c'è poi il figlio di uno Yakuza, Sho Kimura, che fa il bulletto con Yu. Durante una collutazione Sho uccide Yu e l'amico Takeshi, la sorella per vendicarsi si intrufola in casa Kimura ma viene catturata, torturata e gli mozzano un braccio. Più morta che viva viene raccolta dai genitori di Takeshi che la curano e costruiscono una mitragliatrice da innestare nel moncherino. Ami diventa quindi una macchina di morte in grado di sgretolare letteralmente un essere umano, forare stomaci (citazione da Apocalypse domani) e maciullare corpi.

Sin dalle prime immagini ci troviamo di fronte a una festa splatter senza alcun ritegno, a Iguchi non importa nulla della credibilità, l'importante è giocare con infiniti spruzzi di sangue, i  corpi diventano fontane di emoglobina, gli arti saltano via come mollette, gli attori più che recitare urlano come ossessi, ma il festival del non sense arriva a estremi paradossali  come il braccio che infilato nell'olio bollente si trasforma in tempura. Ovunque spuntano citazioni tarantiniane, alcune quasi rasentano il plagio come la madre di Takeshi, Miki, che dopo aver perso la gamba, si infila nel moncherino la sega elettrica come in Planet Terror con il mitragliatore. Iguchi spazia da Lucio Fulci a Sam Raimi senza alcun tipo di inibizione, quasi uno sfogo nei confronti di un cinema troppo ancorato ai suoi sistemi di autocontrollo. E se sullo schermo, tra uno spruzzo e l'altro non si intravede nulla di nuovo, almeno ci si diverte un casino.

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