Regia Joe D’amato
Cast Erica Bella, Shalimar, Jean-Yves Le Castel
Parla di “nazisti che creano bordello con prigioniere ovviamente testate molto attentamente da ufficiali SS ben dotati ma dall’insulto facile”
Curiosamente reintitolato “Saloon Kiss” per il mercato estero (forse il film di Tinto Brass aveva un nugolo di estimatori oltreoceano?) questo Nazisploitation fuori tempo massimo è una delle opere straight to video che il maestro Joe D’amato sfornava a ritmi decisamente industriali per il mercato home video a luci rosse degli anni novanta. Detto questo, non c’è molto altro da dire, la trama è solo un pretesto che viene svogliatamente raccontata nei primi minuti del film mentre la videocamera inquadra uno sparuto squadrone di soldati nazisti che cammina nelle campagne. L’idea è quella di creare una specie di bordello con prigioniere piuttosto portate al piacere sessuale, allo scopo di spiare i clienti e raccogliere informazioni preziose per la vittoria finale del terzo reich. Poca roba, praticamente la versione porno di Saloon Kitty che era già comunque spinto da parte sua. Vari ufficiali SS si alternano per testare le prigioniere e verificare che siano adatte allo scopo, gli amplessi sono più o meno tutti uguali, con grandi dosi di anal e voraci fellatio. Mentre lo guardavo mi chiedevo perché rispetto ai porno anni settanta, l’orgasmo maschile si riduce qui alla masturbazione finale, eseguita in tutta fretta dall’attrice di turno, a conclusione di un amplesso che sembra durare un’eternità. Voglio dire, una volta gli attori venivano estraendo il pene dalla vagina ed eiaculando sulla pancia delle attrici dopo un coito normale. A partire dagli anni novanta, invece, non si riesce più a far eiaculare naturalmente, questi porno attori! Anche l’orgasmo deve essere provocato articialmente, anzi manualmente! Perdonate questa disgtressione, atta solo ad allungare il brodo di una recensione in cui non si ha molto da dire. Le attrici sono molto belle, anche se la continua ostentazione dell’ano allargato (in cui si vede molto disgustosamente l’inizio del colon) non è che sia molto arrapante.
D’Amato, anche sul fronte del porno, ha sicuramente fatto lavori migliori e con più convinzione, qui persino la musichetta ossessiva che ci perseguita per questi sessanta minuti, riesce ad essere castrante. Fanno comunque ridere (non apriamo parentesi sul sessismo in questo frangente perché stiamo comunque discutendo di un porno) le carriole di insulti che queste povere attrici si beccano durante il coito da parte dell’ufficiale di turno che non ho capito se è sempre lo stesso (il porno attore d’oltralpe Jean-Yves Le Castel) o cambia di volta in volta. Fatto sta che, durante il rapporto, sentiamo ossessivamente questa voce fuori campo (stranamente somigliante a quella di Oreste Lionello) che ripete a mantra epiteti irripetibili che aggiungono una colpevole ilarità a tutta la scena.