(Id. 2013)
Regia Jared Cohn
Beh, che volete dirgli a quelli
della Asylum? Come biasimarli se in coda al megakolossal "Pacific
Rim" di Guillermo del Toro, ci hanno piazzato l'immancabile mockbuster? E
cosa vogliamo farci se, essendo già stato usato l'Oceano Pacifico, hanno preso
in prestito quello atlantico per realizzare Atlantic Rim, fratellino povero e
imbarazzato che ci accoglie sin da subito con mostruosi draghi sottomarini,
tutti uguali nelle fattezze ma variabili nelle dimensioni, che si buttano a
capofitto sulla costa americana? La perla, in ogni caso, sono i tre robottoni
protagonisti, tre brutte copie di pupazzetti snodabili dalla faccia
indecifrabile, contrassegnati da tre colori diversi (si perchè se no non si
capiva la differenza) capaci però di scendere a 800 metri sott'acqua per non
vedere poi un cazzo di niente, sfrecciare nel cielo per arrivare a Manhattan e
rimanere a secco di benzina, tirare fuori ridicole armi con cui manco riescono
a colpire il mostro e dulcis in fundo, integrare i propri sensori con i tre
piloti in modo da fargli provare un sacco di dolore quando si prendono le
mazzate dai mostri. Non parliamo poi delle scene di distruzione, realizzate al
computer in modo arcaico e approssimativo, al punto che le stesse scene vengono
ripetute in vari momenti del film in stile mantra/weirdo/arrangiamoci.

La povertà
che si avverte nelle scene con i cadaveri è seconda soltanto all'imbarazzo
delle sequenze del mostro quando spunta dal mare, il quale ogni tanto sembra
gigantesco, a volte medio, a volte
salcazzo! Poi non mancano la dottoressa racchia che si esprime a monosillabi,
il generale saggio interpretato dal pellerossa Graham Greene di Balla coi Lupi,
che dice sempre la cosa giusta e il militare nazista che non vede l'ora di
buttare una bella bomba atomica sulla città. Alla fine il mostro viene lanciato
in orbita con una testata nucleare, il robottone Red cade dallo spazio e non si
fa nulla, tutti a posto, tutti bene..andiamo a festeggiare. Nella storia c'è
anche uno strano momento in cui i tre piloti accennano a un triangolo amoroso
che ovviamente si scioglie come neve al sole in quella montagna di minchiate
scritte a vanvera dal solito sceneggiatore di turno. Dirige senza troppa
convinzione il giovane Jared Cohn di cui aspettiamo la prossima opera con la
stessa ansia con cui si attende il proprio turno per fare la colonscopia.
Nessun commento:
Posta un commento