giovedì 15 giugno 2023

ARIA COMPRESSA – SOFT AIR

(1998)

Regia Claudio Masin

Cast Gerardo Amato, Bobby Rodhes, Massimo Franchi

Parla di “ragazzotti giovialoni che incontrano nei boschi un gruppo di assassini e tutta la voglia di divertirsi scompare in un lampo”

Dopo 25 anni di aspre critiche, recensioni distruttive e commenti denigratori su tutti i canali di comunicazione possibile, sarebbe forse ora di fare ammenda e dichiarare che, in fin dei conti, il film del povero Claudio Masin non è poi quell’abominio cinematografico cui tutti vogliono farci credere. Certo la trama è piuttosto incoerente anche se la struttura prende (mi si perdoni l’accostamento sacrilego!) spunto dalla narrazione di Michael Cimino ne Il cacciatore.

La prima parte, infatti, è incentrata su momenti di normale quanto vivace convivialità da parte dei protagonisti, un gruppo di giovanotti in fase pre-yuppie, vestiti secondo la moda anni novanta, con (odiosi) maglioncini allacciati sulle spalle, capelli cotonatissimi e camicie sbottonate. Ma del resto il film è quello che è, ovvero uno specchio dell’epoca, un documento prezioso di telefonini cui andava alzata l’antenna per chiamare o di automobili dalla forma di scatoletta rettangolare. L’allegra combriccola organizza una serata in un deprimente localino della provincia romana, tra scherzi goliardici (l’hamburger pieno di peperoncino e tabasco…ahahah che ridere!!!) e infrattamenti per pomiciare, la serata si conclude a casa tra balletti techno, superalcolici e l’impegno di partecipare tutti quanti alla gara di soft air denominata Wargames. 

Tutto questo nei primi quaranta minuti del film, da molti definiti inutili ma necessari ad una appropriata indagine psicologica sui personaggi. Non sarebbe infatti possibile desiderarne ardentemente la morte altrimenti. A questo poi si aggiunge una recitazione scolastica ed amatoriale, dei dialoghi insulsi e una fotografia piatta che ci fa rimpiangere le telenovelas brasiliane. La seconda parte del film si svolge, analogalmente al film interpretato da Robert De Niro, sul campo di battaglia dove i nostri eroi, appena scesi dalle auto vengono crivellati da colpi di pistola, così…senza motivo. Marco (Manuel Oliveiro) fratello di Giorgio (Massimo Franchi) che la sceneggiatura ci impone forzatamente come protagonista, viene ferito ad una gamba. La squadra, terrorizzata, senz’armi, riesce però a far fuori uno degli assassini che si alza un paio di volte prima di morire per una semplice botta in testa. I ragazzi prendono possesso delle armi del killer e finalmente si può iniziare la vera guerra, che però non accade perché la squadra è un manipolo di cagasotto che preferisce rifugiarsi in una stalla dove Marco muore dissanguato (altra morte assurda). Per fortuna che il giudice di gara riconosce in televisione uno degli assassini e denuncia il fatto ai carabinieri, i quali addirittura in tenuta d’assalto, fanno fuori gli assassini e liberano i ragazzi dall’incubo. 
 
In tutto questo manca un elemento importante che è stato dimenticato, forse: la motivazione per cui gli assassini se la prendono coi ragazzi. D’accordo, la televisione li indica come un gruppo di estremisti, ma non c’è veramente alcuna ragione per cui un gruppo di terroristi inizia a sparare su un pacifico stuolo di ragazzetti la cui unica aspirazione nella vita è divertirsi o trombare. Nel cast compaiono anche Gerardo Amato fratello di Michele Placido (quasi un sosia) e soprattutto il grande Bobby Rhodes, il nero spaccatutto di Demoni. Curiosamente compare anche Eva Russo, portiere della Nazionale di calcio femminile italiana, la cui recitazione fuori dalle righe, perennemente in fase “schiumo di rabbia” è l’unica cosa divertente di un film divenuto ormai un classico del brutto, una reliquia della decadenza del cinema di genere, un guilty pleasure per molti critici (alla stregua del porno), una palestra di apprendimento su come non si deve mai realizzare un film, un’offesa allo spettatore pagante…però ha anche dei difetti!

giovedì 8 giugno 2023

THE BEACH GIRLS AND THE MONSTER

(1965) 

Regia Jon Hall 

Cast Sue Casey, Jon Hall, Arnold Lessing 

Parla di “ridicolo pesciolone mutate a sembianze umanoidi semina il terrore tra ragazzini in costume da bagno intenti a fare surf” 

Parallelamente al circuito dei surf movies, composto per lo più da documentari, apparve sul finire degli anni cinquanta il beach party movies, conosciuto anche come surfsploitation, genere che prevedeva sostanzialmente feste in spiaggia, ragazzine danzanti al suono del surf rock e muscolosi giovanotti che si esibivano in acrobazie sulla tavola, sfidando le incalzanti onde delle coste americane. Il genere prese anche derive horror/fantascientifiche, o almeno ci provò con The Horror of Party Beach del 1964 dove enormi uomini pesce con wurstel in bocca terrorizzavano i ragazzini sulle spiagge. L’anno successivo, senza alcuna vergogna, vide la luce questo The Beach Girl and the monster dove a giustificare il pesciolone assassino che uccide ragazzine sulla spiaggia, ci pensa uno scienziato oceanografico, il dott. Otto Lindsday, interpretato dallo stesso regista Jon Hall che suppone sia una Fantigua, pesce assassino (che ho cercato in giro ma sembra non esistere in natura ma potrebbe riferirsi al barracuda) mutato a causa delle radiazioni. 

A dir la verità la mutazione deve essere stata veramente a risparmio visto che il costume è un pout pourri a strisce di stoffa appiccicate a un costume di gomma con testone di pesce dagli occhi sporgenti. Attenzione però perché nel finale cambia tutto e il film, oltre a cambiare prospettiva, assume una connotazione quasi plausibile, se solo ci si fosse impegnati, in fase di sceneggiatura, a dare una spiegazione sensata al tutto. Nel cast appare Arnold Lessing che due anni dopo entrò a far parte del team di Star Trek nei panni del tenente Carlisle, qui in veste di protagonista, figlio dello scienziato che, a seguito di un incidente d’auto decide di lasciar perdere la ricerca scientifica per divertirsi con gli amici surfando e cantando canzoncine d’amore sulla spiaggia. Sue Casey è invece la matrigna Vicky, dedita all’alcool e alle libagioni extraconiugali mentre Walker Edminston interpreta lo scultore Richard, rimasto infortunato dopo l’incidente e ospite a scrocco del dottor Lindsday. 

Insomma, tra balletti rock’n’roll (in cui vengono messe in campo un gruppo di ballerine da nightclub chiamate The Watusi Dancing Girls), estratti di acrobazie surf piazzati qua e là senza alcun senso (opera di uno dei più prolifici film-maker specializzato nel surf ovvero Dale Davis) e festicciole in spiaggia (dove c’è anche un assurdo siparietto con un ventriloquo che fa cantare “There's a Monster in the Surf” da un pupazzo a forma di leone), il film riesce comunque a intrattenere con un dramma familiare che si mescola alle fugaci apparizioni del mostro. A condurre le danze ci pensa la colonna sonora, composta da pezzi del gruppo surf The Hustlers e la title track “Dance Baby Dance” cantata nientemeno che dal figlio di Frank Sinatra. 

giovedì 1 giugno 2023

SLUGS - VORTICE D'ORRORE

(Slugs, 1988) 

Regia Juan Piquer Simon 

Cast Michael Garfield, Kim Terry, Philip MacHale 

Parla di “lumaconi senza guscio ma forniti di zanne dichiarano come loro dispensa personale una piccola cittadina Americana” 

Il mondo degli insetti, è risaputo, ha sempre avuto un ruolo principe nei film di genere eco-vengeance, basti pensare alle formiche di Fase IV distruzione Terra, gli scarafaggi incendiari di Bug insetto di fuoco e i vermi antropofagi di Squirm – I carnivori venuti dalla Savana. Complice un aspetto non propriamente eccelso agli occhi dell’essere umano e la sua capacità di riunirsi in una moltitudine avvolgente, questa specie vivente ha sempre avuto la capacità di terrorizzarci e disgustarci sul grande schermo. Pur non essendo propriamente un insetto (è difatti un mollusco) la lumaca è sempre stata associata ad un’immagine simpatica e tranquillizzante, basta però toglierle il guscio casetta, rifornirla di due zanne poco rassicuranti e darla in mano al regista spagnolo Juan Piquer Simon (conosciuto anche per altri due filmacci quali La cosa degli Abissi e The Chtulu Mansion) per dare vita ad uno dei film più schifosi mai usciti sullo schermo. 

Slugs è una produzione ispano-americana, realizzata con quattro soldi di cui oltre la metà per gli effetti speciali (per i quali Gonzalo Gonzalo, Basilio Cortijo e Carlo De Marchis vinsero il premio Goya nel 1989) dove però lo splatter risulta bello abbondante e non mancano due o tre sequenze degne di nota. L’ambientazione è la solita località rurale americana dove uno studente seduto su una zattera in mezzo al fiume viene risucchiato in acqua manco fosse stato assalito dallo squalo in persona, poi c’è un barbone che si sdraia su un vecchio divano e viene divorato e fin qui non si vede nulla, poi di colpo assistiamo ad una coppia di ragazzini che fornica in casa dei genitori assenti e si ritrovano sotto i piedi un letto di schifosissimi lumaconi viscidi che si mangiano la ragazza in un mare di sangue. Il clou è però il manager rampante che, dopo aver mangiato a casa un’insalata con dentro i mollusconi, si ritrova la faccia piena di vermi al ristorante. 

Il protagonista, un impiegato dell’ufficio di igiene di nome Mike (Michael Garfield) viene morso ad un dito da una di queste bestiacce e inizia a indagare, ma, sia il sindaco che lo sceriffo, lo prendono per matto. Mike però scopre che sotto le fogne c’è una zona dove venivano versate sostanze tossiche ed è proprio lì che trova la massa di lumaconi in grado di riprodursi autonomamente. Per sconfiggerle fa esplodere mezza città, nonostante questo lo sceriffo che lo odiava a morte, gli chiede pure scusa per non avergli creduto e lui se ne va via a braccetto con la sua ragazza come se nulla fosse. In ogni caso per molti, Slugs è diventato un cult, in realtà è un filmetto modesto seppur scorrevole, con due o tre effettacci degni di nota. Da recuperare il romanzo originale di Shaun Hutson, autore tra l’altro dell’ottimo Relics da cui è stato tratto l’omonimo film.