giovedì 1 febbraio 2024

AMOK TRAIN – IL TRENO

(1989) 

Regia Jeff Kwitny 

Cast Mary Kohnert, Bo Svenson, Alex Vitale 

Parla di “ promessa sposa di Satana fugge su treno ma il diavolo s’impossessa dei convogli e la riporta indietro” 

Se si volesse racchiudere in una definizione tutto il cinema del produttore e regista Ovidio G. Assonitis (Chi sei?, Stridulum, Tentacoli, ecc. ecc.) il termine da coniare potrebbe essere “TrashBuster”, ovvero l’accorpamento (alquanto improbabile, già!  Eppure lui c’è riuscito!)  del cinema spazzatura con la produzione mainstream. Della serie “abbiamo i soldi, perché non farci un brutto film?”. Ecco quindi che al confine con gli anni novanta, il nostro Ovidio mette in piedi una bella produzione Italo-Jugoslavo-americana, cioè in piena guerra fredda un paese della cortina di ferro si aggrega con il grande satana americano per realizzare un film!!! Un film, peraltro, che parla di riti satanici, stregonerie, anticipando l’horror folk che tanto va di moda oggigiorno, con una trama bislacca, dal finale assurdo che mi vergogno quasi a raccontarlo. 

La protagonista è Beverly (Mary Kohnert) una studentessa americana di origini serbe che, insieme ad altri studenti, si reca in Jugoslavia per un viaggio culturale. Che la ragazza sia di quelle parti lo capiamo perché la madre, prima della partenza, cerca di parlarle in serbo ma la figlia si incazza. Poi la madre, dopo averla accompagnata, si becca un travone di metallo caduto da un TIR sulla faccia e muore. Ignara del recentissimo lutto Beverly giunge a destinazione e con gli altri, incontra il professor Andromolek (Bo Svenson) con tanto di pizzo luciferino, mantello e bastone in argento, quasi provenga dal set di Angel Heart – Ascensore per l’inferno in qualità di sostituto del buon Robert De Niro. Il gruppo arriva in un paesino sperduto dove le case sembrano costruite sugli alberi e i villici continuano a battere su dei sassetti rompendo i coglioni in continuazione. C’è pure una vecchia cieca che sembra uscita dal film La Casa (Evil Dead) che fa una zuppa, a quanto pare, buonissima. 

Nella notte, le capanne prendono fuoco, tutti gli studenti riescono a uscire in tempo tranne uno che rimane impietrito nel letto e, di conseguenza, muore carbonizzato. Spaventati dalla generale atmosfera, i ragazzi fuggono nei boschi, vedono un treno che arriva e ci si fiondano sopra, tranne due ragazzi che rimangono a terra, uno con la gamba fratturata. All’interno i ragazzi trovano un controllore comprensivo che non gli fa la multa, i due macchinisti però muoiono, uno inghiottito dalla fornace, l’altro maciullato. Per farla breve, Beverly doveva essere offerta a Satana durante un rito centenario, fugge sul treno, il diavolo si impossessa del treno e comincia a uscire dai binari per riportare la vergine al cospetto del diabolico sposo. Il resto del film vede il treno infilarsi un po' ovunque, arriva persino dentro la palude per far fuori i due ragazzi rimasti a terra. A nulla servono i tentativi del quartier generale ferroviario (che parlano solo in slavo e quindi non si capisce nulla) per fermare l’avanzata dei convogli maledetti. Tentano pure con dei camion carichi di cemento posizionati sulla ferrovia ma niente! Il treno avanza, fa un frontale con un’altra locomotiva ma ne esce indenne. 

Nel frattempo, al suo interno i ragazzi vengono decimati in maniera decisamente pittoresca. Una delle studentesse (la più stronza) dopo aver limonato con il fidanzato, comincia a sputare vermi e gli si scarnifica tutta la faccia, il suo ragazzo viene tranciato in due da una catena, un altro viene impalato dalla sbarra di un casello ferroviario. Alla fine rimane solo Beverly che incontra un giovane vestito da frate seduto a terra a suonare il flauto, i due copulano facendo perdere a Beverly la verginità e rovinando in modo drammatico il rito satanico a cui era destinata. Alla fine scopriamo che il flautista era una specie di santo vissuto nel medioevo e dedito alla lotta contro il male, con tutti i mezzi quindi, anche rinunciando al voto di castità (‘mazza che sacrificio!! Un Martire proprio!). Ecco, quest’ultima situazione, oltre a certe scene imbarazzanti, al limite dell’incredulità oltre ad una recitazione non propriamente celeberrima, rendono quest’opera assimilabile al cinema bizzarro, nonostante il film sia comunque fatto bene, con una produzione dignitosa e una buona fotografia che, soprattutto nelle sequenze del villaggio slavo, riesce anche a lanciare sensazioni inquietanti. 

Ma il finale, sconclusionato e imbarazzante, riesce a trasportare quello che poteva essere un discreto b-movie, nell’olimpo del cinema trash, complici anche il ridicolo effetto della scarnificazione del professor Andromolek nel finale (che poteva andare bene negli anni quaranta, forse…) e il ridicolo incubo conclusivo, inutile riempitivo per un’opera già di per sé troppo lunga. In America è conosciuto come Beyond the Door III, maldestro tentativo dei distributori, di accorparlo con i film “Chi Sei?” (Beyond the Door) diretto dallo stesso Assonitis (qui invece gira un regista americano anonimo, scovato nelle patatine) e “Shock” (Beyond the Door II) di Mario Bava, in un’improbabile trilogia satanica. 

Nessun commento:

Posta un commento