Regia Joseph P. Mawra
Cast Audrey Campbell, Marlaina Abbie, Gigi Darlene
Secondo capitolo, benchè primo in
ordine di distribuzione, sulla saga della dominatrice Olga, il film si sviluppa
più o meno sulla falsariga del primo "Olga's House of shame" con la
giunonica Audrey Campbell a farla da padrone in una storiaccia improntata sulla
messa in schiavitù di giovani bianche, spesso e volentieri di costumi non proprio
virtuosi quando non dedite alla tossicodipendenza. Il tutto ambientato nel
quartiere di Chinatown o meglio le inquadrature di repertorio ci mostrano
immagini esterne del celebre quartiere di New York mentre la storia si svolge
quasi tutta in anonime stanze e squallidi scantinati dove la nostra
protagonista prima travia le sue vittime e poi le sottopone a torture varie con
lo scopo di trasformarle in schiave di piacere per il suo boudoir. Anche in
questo capitolo il regista Joseph P. Mawra utilizza la tecnica della voce
narrante fuori campo, questo per evitare probabilmente l'utilizzo di un fonico
in presa diretta (i dialoghi sono praticamente assenti) e di limitare la
cagneria degli attori talmente elevata che,
in alcune scene,li vediamo sghignazzare come matti invece di esprimere la sofferenza richiesta dal copione.
Insomma il film va avanti così
per poco più di un'ora senza particolari guizzi se non quelli espressi dalla
rozzaggine della messa in scena, con un ritmo lento e agonizzante ed una
colonna sonora che cambia pezzo in mezzo alla stessa sequenza senza alcun nesso
logico, come se uno ad un certo punto si accorgesse che il disco è finito ed è
necessario girarlo sul piatto. Abbiamo anche
un abbozzo di scena lesbica ma rimane un abbozzo e basta, poi ci sono le solite
tipe appese a testa in giù o crocefisse mentre la telecamera indugia vogliosa
cercando parti del corpo proibite. Procediamo quindi stancamente verso la fine
del film ansimando con terrore nell'ipotesi di spararci anche il terzo capitolo
Olga's Girl con almeno la consolazione che il quarto capitolo "Olga
Massage Parlor" si considerato perduto (ma forse perchè nessuno si è mai
dato la briga di cercarlo). Produce George Weiss (che fa anche un piccolo cameo
psichiatrico) il quale ci aveva già regalato un'altra perla dell'exploitation
americana con il mitico "Glen or Glenda" esordio alla regia di un
uomo che non ha bisogno di presentazioni: Ed Wood.
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