Regia Joseph P. Mawra
Cast Lucy Eldredge, Hattie Felder, Larry Hunter
L'unica nota positiva, guardando
quest'ennesima produzione dell'infame George Weiss, è che dopo questo non ci
saranno più altri film dedicati alla diabolica mistress Olga. Tiriamo quindi un
sospiro di sollievo alla fine di una delle serie cosidette
"grindhouse" più pallose e ridicole della storia del cinema
exploitation. Stavolta il personaggio di Olga viene interpretato da Lucy
Eldredge che va a sostituire la sempiterna Audrey Campbell, evidentemente stufa
dopo quattro film, di farsi ridicolizzare in questo modo. Riguardo alla nuova
Olga possiamo dire che sembra più una Frau Blucher più giovane, a livello
recitativo.
Se con la Cambell eravamo a zero, qua scendiamo sotto e di molto.
La nuova padrona non fa altro che sfumacchiare e ridere compiaciuta,
spaparanzata sul divano in contemplazione di giovani biondine seminude che
fanno alla lotta, o limonano duro con qualche ballerino. Stavolta infatti, la
nostra dominatrice, gestisce una specie di scuola di ballo che sembra piuttosto
il salotto di casa, dove, terminate le danze ci si lascia andare a turpi
pomiciamenti che vanno avanti per minuti che sembrano ore in un tripudio di
mutandine di pizzo che invadono brutalmente lo schermo. Ad alimentare il
ridicolo c'è anche il personaggio di Nick, vizioso socio della mistress, che
passa il tempo a fare delle facce da libidinoso veramente oscene, con alzate di
sopracciglia, comici ammiccamenti con le labbra, tutto rigorosamente in primo
piano.
Come per gli altri capitoli della serie, anche qui non esistono dialoghi
ma è tutto raccontato attraverso la voce narrante di una delle sedicenti
vittime del diabolico intrigo che sconfinerà nel finale in un rito satanico con
tanto di messali truccate da scimmionesse ed uno spadone sacrificale che non
verrà comunque utilizzato ma viene brandito con imbarazzante imperizia. La
musica al solito è tutta composta da ritmi beat che si susseguono senza
soluzione di continuità, anzi a volte interrompendosi bruscamente come un
vinile al quale è scivolata sopra la puntina. Fortunatamente il film dura
un'oretta scarsa e quindi, tra un pisolino e l'altro, si riesce a raggiungere
senza grossi traumi l'agognata scritta "The End".
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