(Id.2002)

Cosa si può dire di male ad un
film che inizia subito con un bell'errore di battitura sul titolo esponendo la
scritta Shark Attak 3 senza la C? Nulla ovviamente, a fargli del male ci pensa
da solo il regista David Worth, il quale, dopo averci distrutto gli zebedei con
Shark Attack 2, si ripropone in un turbine trash con il terzo capitolo di una
delle saghe più brutte del cinema per la televisione. Complice del malfatto la
famigerata Nu Image, seconda in bruttezza cinematografica solo alla mitica
Asylum, e il protagonista John Barrowman, pseudo sosia di Hugh Grant ma intenso
conoscitore di sole due espressioni recitative: ovvero il sorriso ebete e il
sorriso da idiota, espressioni che alterna sapientemente soprattutto in scene
dove dovrebbe esprimere tutt'altra emozione. Ad accompagnarlo l'imbotulinata
Jenny McShane e un vecchio caprone dagli occhi strabici che porta il nome di
Ryan Cutrona.



In questo pou pourri di demenza si snoda la solita solfa dello
squalo assassino che devasta le spiagge del Messico attirato dalle onde
elettromagnetiche, generate da cavi di fibre ottiche prodotte dalla solita
cattiva multinazionale. Il buon Barrowman trova attaccato ad uno dei cavi un
bel dentone di squalo e per saperne di più ne mette la foto on-line. Gli
risponde la biologa McShane che si rivelerà poi paleontologa, la quale gli
svelerà che il succitato dentone appartiene alla razza dei megalodon, preistorici
quanto cattivissimi squali ritenuti estinti da millenni. Saranno anche
preistorici ma questi squalacci fanno versi strani, somiglianti al verso del
maiale. Per la prima ora di film tutto sembra andare nella media del solito
prodottino low budget infarcito da scenette di repertorio, nulla da segnalare
se non l'immensa noia che ne pervade tutti i fotogrammi. Fortuna che, verso la
fine del film, il trash più estremo esplode incommensurabile con l'apparizione
di un'assurda madre squalo gigantesca che spunta dall'acqua ingoiando scialuppe
e canotti pieni di gente, ritagliati alla cazzo di cane e rimpiccioliti davanti
all'immagine di uno squalo ripreso in primo piano.
L'effetto è devastante, a questo
si aggiungono alcune immagini decisamente cult come il primo dei cattivoni che
si tuffa in acqua e finisce direttamente nella pancia del pesciolone e la
mitica sequenza del secondo cattivo che, dopo esser fuggito dallo yacht in
panne con la moto d'acqua finisce direttamente in bocca allo squalo. Tutto
questo senza alcuna minima coscienza delle proporzioni uomo>Squalo al punto
che cambiano scena dopo scena. Nel finale poi vediamo un gruppo di persone
terrorizzate che cadono in acqua, alcune sembra, in seguito agli smottamenti
provocati dal megalodon, altri (e qui è evidente che l'intero cast si era rotto
i coglioni di aspettare) si gettano deliberatamente in mare, ben sapendo la
fine che rischiano di fare. A questo punto vale la pena far notare il potere
esagerato del trash in certe produzioni, quella sempiterna cafonaggine
cinematografica che fa la differenza tra un film altresì mediocre e un cult
assoluto. Bastano pochi ritagli e un'immensa inettitudine per trasformare uno
spettacolo palloso in qualcosa di memorabile, destinato alla storia del trash
mondiale.
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