Regia Herb Stanley
Cast Eileen Lord, Ed Garrabrandt, Frank Geraci
Durante la visione di questo
perfetto esempio di sexploitation non ho potuto fare a meno di pensare a
Trainspotting, forse Irvine Welsh si è proprio ispirato a questo bizzarro
sottoprodotto in bianco e nero per realizzare la storia della sua comunità di
tossici. Anche qui troviamo un gruppo di ragazzi dediti al vizio sfrenato, tra
heavy petting, marjuana ed eroina irrompe in scena Ed (Ed Garrabrandt) uno
spacciatore che racconta di essere invischiato in uno strano gioco organizzato
da una ricca psicopatica (Eileen Lord) amante dei safari che ha deciso di
cambiare tipo di preda e dedicarsi agli esseri umani. In un flashback la
vediamo proporre a tre uomini, tutti invischiati, per varie ragioni, in un
omicidio, un patto: se sopravviveranno ad una caccia all'uomo per 24 ore
riceveranno un milione di dollari.
Il safari si svolge a Manhattan e coinvolge,
oltre allo spacciatore, anche un vecchio attore e un campione di wrestling
(interpretato nientemeno che dal pugile Jake LaMotta) a cui saranno affibbiati
dei nomi d'animali (Toro, sciacallo, ecc..) e come tali saranno cacciati.
Vediamo infatti, in una delle scene più deliranti, il campione infilzato come
un toro durante una corrida dalla "psycho gatta" travestita da
torero. Ma il meglio lo dà lo spacciatore stesso in una scena in cui si fa una
pera, tutto delirante, nei cessi pubblici, per poi finire infilzato al collo
con una balestra in pieno centro cittadino. Il delirio totale della
protagonista deriva poi, come si scopre durante le sue numerose sedute
psichiatriche, dall'infanzia, quando il fratellino gli buttò il suo cane giù da
un grattacielo (!). In tutto questo assistiamo a scene gratuite di sesso e
nudità (aggiunte in un secondo tempo) accompagnate da una musichetta
psichedelico beatnick che sottolinea, oltre alle scene orgiastiche, anche gli
sguardi allucinati della protagonista (che come matta ha veramente talento).
Il
regista Herb Stanley agisce sotto lo pseudonimo di "Eve" e si
sbizzarrisce in soggettive mozzafiato, primi piani bizzarri e movimenti arditi
della telecamera. La storia si ispira, a modo suo a una pellicola degli anni 30
intitolata The Most Dangerous Game (uscito da noi col titolo "La
pericolosa partita"). Caratterizzato da una splendida fotografia, questo è
un film che sconvolge per la sua crudezza, la sua trasgressione gratuita e
l'ostentazione di tutto quanto è malato e perverso nella nostra società. Visto
con gli occhi di trent'anni fa è un vero e proprio shock visivo, visto con lo
sguardo attuale risulta ancora molto forte, per quanto le mezze nudity (si
vedono solo ragazze in mutandine e, in una o due occasioni, qualche nudo
integrale), il che la dice lunga su quello che succedeva nel sottobosco della
fine dei sixties ma che non ci è stato mai permesso di vedere, almeno fino ad
oggi!
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