martedì 28 aprile 2015

NERO VENEZIANO

(Id. 1978)
Regia
Cast , ,




Venezia, da culla dell'arte e del romanticismo a luogo di tenebra e orrore...sembra un paradosso, ma il cinema, in più occasioni ha dipinto la serenissima a tinte fosche e malate come nel caso di quest'opera dello sceneggiatore e regista Ugo Liberatore, opera che segna il suo addio alla scarsa (solo sette film) carriera nel campo della regia. il risultato di questo pastiche decadentista è un miscuglio tra Lucio Fulci, Dario Argento, Il Presagio e Rosemary's Baby dove le atmosfere malsane di una città fosca e deserta valgono più dello sviluppo narrativo e sopratutto della recitazione del cast, a partire da giovane Renato Cestiè che interpreta Mark, un biondino cieco che passa tutto il tempo ad avere folgoranti visioni di un uomo in nero (Yorgo Voyagis) che trafigge le sue vittime con un bastone (ma come fa???), fa cadere una candela con cui carbonizza la vecchia zia, si prende finestrate in faccia, se ne va in giro di notte rischiando di finire nel canale, si lava le mani da un rubinetto pieno di lombrichi...insomma gli capitano tutte le sfighe del mondo, salvo poi rendersi conto che il figlio della sorella Christine (Rena Niehaus) concepito da vergine con il solo tocco del satanico ospite della locanda (l'uomo nero dei sogni di Mark) è in realtà l'anticristo. 

La paranoia viene alimentata anche dal marito di Christine, un magrissimo Fabio Gamma, che finirà bucherellato da chiodi e spuntoni. Del resto anche il prete che battezza l'infante finisce maciullato dalle eliche di una barca. Intanto il giovane Mark tenta tutti i giorni di riacquistare la vista bagnandosi con l'acqua schifosa proveniente da un lurido pozzo pieno di topi e serpenti, non contento beve acqua da bicchieri pieni di vermi e non si accorge quando qualcuno gli si impicca davanti. Alla fine non gli resta altro che compiere l'atto estremo lanciando l'infante contro una colonna piena di punte e qui Liberatore non ci fa mancare niente mostrandoci in dettaglio il corpicino crivellato nella più pura e trucida tradizione italiana di una volta, quando la censura ce faceva nà pippa a noialtri! Se da un lato la messa in scena gode di scenari perfettamente ad hoc  come magazzini disastrati, cantine puzzolenti, strade nebbiose e pensioni fatiscenti, dall'altro la realizzazione appare piuttosto goffa, pur godendo di uno script tutto sommato decente. 

La Niehaus, più generosa ne "La Orca", ci mostra solo le tettine e recita tutta isterica come del resto anche Cestiè che preferivamo decisamente ne "Il venditore di Palloncini", almeno lì ci faceva piangere per la trama e non per la realizzazione del film (oddio anche per quello mi sa...). In ogni caso Nero Veneziano è un film che va visto, un po perché non esistono altri film satanici ambientati a  Venezia, un po perché dopotutto e nonostante la sua rozzaggine, è un film che riesce anche a divertire.

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