mercoledì 15 aprile 2015

THE TERMINATORS

(Id. 2009)
Regia
Cast , ,


Sono passati 19 anni da quando Bruno Mattei ci regalò quella fantastica perla di "Terminators 2 - Shocking Dark" ambientato nelle buie atmosfere della Serenissima. Sinceramente ci mancava qualche brutto filmaccio che copiasse spudoratamente le gesta del più famoso androide del cinema. Grazie all'uscita quasi contemporanea di "Terminator Salvation", la Asylum, nel 2009, ci piazza sopra un bel mockbuster intitolandolo senza vergogna "The Terminators" dove il muscoloso e inespressivo Paul Logan si moltiplica a dismisura invadendo la terra nientemeno che dallo spazio, dove una base spaziale terrestre comandava gli automi sfruttandoli per impieghi di manovalanza. Almeno questo si intuisce dalla trama , perchè poi il film inizia subito con questa sorta di invasione di marcantoni vestiti tutti uguali (pantaloni militari e canottiera nera che risalta i muscoli di Logan). 
 

Il film passa poi in una cittadina di provincia dove quattro sparuti personaggi comandati dal marmoreo attore televisivo A Martinez, cercano di sopravvivere ai massacratori clonati. A questo punto vediamo le controfigure di Logan scatenarsi ovunque ma ripresi di spalle, lo stesso Attore spunta in scene diverse contemporaneamente, tanto per far capire che ce ne sono tanti come lui. Gli effetti digitali casalinghi di Tiny Juggernaut si sprecano sopratutto nella seconda parte dove assistiamo a battaglie stellari degne di "Space Invaders" con raggi laser che partono alla cazzo e colpiscono dove capita ma stranamente fanno centro contro le astronavi nemiche. Ma forse la VFX, da sempre croce e delizia della Asylum, questa volta non è la cosa peggiore, anzi, sopratutto nel finale, con il robottone gigante, non è neanche tra le peggiori. 

Quello che non regge, in questo caso, sono i dialoghi aberranti e assolutamente inutili dei personaggi, l'atteggiamento da figa di legno della protagonista Lauren Walsh che sembra avere seri problemi di deambulazione, l'isterismo marcato di Jeremy London e la monoespressività imbarazzata di Martinez che, pur nella sua lunga carriera televisiva, qualcosa di buono l'aveva fatto. Le situazioni surreali si sprecano, la superficialità della realizzazione è una costante del regista Xavier S. Puslowski di cui, ad oggi, quest'opera, risulta l'unica da lui diretta (e a ragione), lo splatter digitale non si può guardare ed alla fine, credeteci o meno, tutto si risolve commutando un bottone da "On" a "Off", forse un invito indiretto a cambiare canale?




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