Regia Giulio Questi
Cast Lucia Bosé, Maurizio Degli Esposti, Tina Aumont
Miracolosamente
riesumato dagli archivi cinematografici della cineteca nazionale in versione
integrale, questo controverso film fu l'ultimo prodotto cinematografico
dell'eccentrico regista Giulio Questi, coadiuvato dall'inseparabile
sceneggiatore Franco Arcalli, seguito poi da una serie di opere per la
televisione e una raccolta di cortometraggi autoprodotti di recente fattura.
Contrassegnato dal fallimento della casa produttrice e la conseguente
invisibilità nel panorama cinematografico di quegli anni, Arcana fu il capitolo
sfortunato di un artista vero, che per la sua forza visiva e surrealista si
pone tra Cavallone e Antonioni, passando da Bunùel fino a Jodorowski con il
valore aggiunto di una familiarità dei luoghi con cui lo spettatore italiano
inevitabilmente si confronta.
In questo caso la vicenda si svolge a Milano, in
una fase in cui l'emigrazione di massa dal sud portava le persone a sbarcare il
lunario con qualunque mezzo, ed infatti la protagonista, vedova di un operaio
della metropolitana ucciso da un convoglio, cerca di guadagnare con sedute
esoteriche di gruppo, letture della mano, tarocchi e fondi di caffè. A
collaborare con lei anche il giovane figlio con cui ha un rapporto al limite
dell'incesto, il ragazzo oltre a accarezzare e schiaffeggiare la clientela
durante le riunioni estatiche, si dedica a giocare con i bambini della scala,
appendere oggetti su corde attorno all'ingresso della metropolitana e
attraversare i corridoi bui della propria abitazione munito di un minaccioso
coltello con cui, ad un certo punto, comincerà a torturare la madre per
costringerla a rivelargli la ricetta di un filtro d'amore per irretire una
giovane incontrata in metropolitana.
Alla fine la ragazza dovrà effettuare
l'aborto, la madre vomiterà ranocchie dalla bocca mentre sulle strade
impazzeranno i soldati a sparare in mezzo alla folla mentre sullo schermo
passeranno immagini di danza offerte da statiche famiglie siciliane al suono
ipnotico di un violino. Un'opera visionaria che mantiene i piedi per terra per
un'oretta ma che sul finale scatena un circo delle assurdità che mette a dura
prova la comprensione dello spettatore. Arcana affascina senza dubbio per il
potere delle immagini evocate in luoghi dove il sogno sembra mescolarsi con la
realtà.
Mirabili in tal senso le immagini quasi oniriche nelle gallerie della
metropolitana o i percorsi nei corridoi dello spettrale condominio dove si
svolgono le vicende, rappresentazione da incubo di un urbanizzazione del
degrado che produce aberrazioni sociali. Lucia Bosè, allora quarantenne, nel
ruolo della madre incestuosa riesce a trasmettere quella matura sensualità che
solo certe donne riescono a dare, grazie ad uno sguardo intenso e un corpo
ancora in grado di far girare la testa. Arcana non è sicuramente un pasto
facile da digerire ma se si ha pazienza di arrivare al digestivo, il gusto al
palato è uno di quelli che non si scorda facilmente.
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