giovedì 2 maggio 2024

IL CASTELLO DI DRACULA

(Blood of Dracula’s castle, 1969)

Regia Al Adamson 

Cast John Carradine, Robert Dix, Jennifer Bishop  

Parla di “giovane coppia eredita castello e vuole sfrattare gli inquilini, peccato che questi siano il conte e la contessa Dracula, con mostri al seguito”  

Realizzato con un budget più alto rispetto agli standard del cinema di Al Adamson, Blood on Dracula’s castle, è uno dei pochi titoli della filmografia di questo scalcinato regista (che ricordiamo morì di morte violenta e il suo corpo fu ritrovato sepolto sotto il pavimento del bagno durante i lavori di ristrutturazione della sua casa a Washington) distribuito nel nostro paese. La realizzazione del film fu possibile grazie all’apporto del produttore Rex Carlton, il quale, purtroppo, impegnò nell’opera soldi di provenienza mafiosa e, non potendone restituire gli interessi, si suicidò dalla disperazione. 

Le informazioni rilasciate dalla Golem Video che ne ha distribuito il dvd in Italia parlano di ambientazioni girate nel ranch di Charles Manson mentre invece la location principale è il pacchiano Shea’s Castle, realizzato dal newyorkese Richard P. Shea nel deserto della California ed ispirato allo stile dei manieri irlandesi. Insomma attorno a questo film, come si può vedere, girano un sacco di informazioni, curiosità ed aneddoti, sicuramente più interessanti e stuzzicanti della pellicola stessa, che è, a conti fatti, un sordido filmetto exploitation di bassa qualità. Nella parte iniziale vediamo l’attrice Vicky Volante in panne con la sua auto, la ragazza si inoltra nel bosco e incontra l’orrendo Mango (Ray Young) che non è un frutto ma un gigante deforme al servizio dei coniugi Townsend (Alexander D'Arcy e Paula Raymond) che sono in realtà il conte e la contessa Dracula sotto falso nome, eternamente giovani e raffinati bevitori di sangue in calici di cristallo prelevato da giovani vittime incatenate in cantina. 

A gestire il castello c’è nientemeno che John Carradine nei panni del maggiordomo George, coadiuvato dallo psicopatico Johnny (Robert Dix), il quale, appena evaso dalla prigione si diverte ad annegare una giovinetta, stordisce un vecchietto e lo fa precipitare, chiuso nella sua autovettura, giù da un dirupo. Non contento, lo psicopatico risente dell’influsso della luna piena ed è pure un licantropo (ma nel film non si trasformerà mai).  In questo allegro menage familiare giungono il fotografo Glen e la modella Liz (Gene Otis Shayne, Jennifer Bishop) una coppia che ha ereditato il castello e vuole sfrattare gli attuali inquilini. Tra riti satanici al Dio Luna e lotte a colpi di mazza ferrata, sarà decisamente uno sfratto movimentato. L’atmosfera del film resta sempre in bilico tra il serio e il faceto, alimentata dalla pacchianeria delle location (gli interni dello scantinato sembrano fatti di cartone pressato) e la grettezza del montaggio che, soprattutto negli inseguimenti finali tra rocce e sterrate sabbiose, risulta brutalmente allungato.

Le scene di lotta rasentano il ridicolo (si veda a proposito l’assurda morte di Carradine) e gli attori recitano con evidente imbarazzo. Eppure il cinema di Adamson, con i suoi colori forti e i retroscena che accompagnano ogni suo film sono exploitation purissima e conservano nel tempo un fascino razionalmente incomprensibile perché insito nel nostro sporco sogno  americano fatto di schifosissimi popcorn al burro salato, seduti in una coloratissima corvette a guardarci un double bill al nostro scalcinatissimo drive-in di fiducia. 

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