giovedì 5 ottobre 2023

SCANNATI VIVI

(Skinned deep, 2003) 

Regia Gabriel Bartalos 

Cast Jason Dugre, Warwick Davis, Karoline Brandt 

Parla di “allegra famigliola di mostri tiene segregata giovinetta e deve affrontare sarabanda di anziani in motocicletta” 

L’unico grande sbaglio di questo film è quello di essere stato realizzato fuori tempo massimo, perché a tutti gli effetti quest’esordio alla regia del grande effettista Gabriel Bartalos ha il sapore delle produzioni low budget degli anni ottanta con richiami nostalgici a Bad Taste, Basket Case e Non aprite quella porta 2 (del quale cita apertamente la bellissima sequenza tra i due pick up). Bartalos del resto è stato, negli anni ottanta e novanta, un nome di punta di un certo cinema underground, collaborando non solo con Henenlotter in “Brain Damage, la maledizione di Elmer”, ma anche in opere come Spookies, Leprechaun, From Beyond, Dolls e Ammazzavampiri 2. Un background professionale così marcato nell’età d’oro del cinema horror a basso costo, non poteva quindi che riflettersi nel suo primo film che mescola insieme demenzialità splatter, assurdi mostri gommosi e un pizzico di sana cattiveria tipica del cinema underground dove non ci si pone nessun problema a mostrare un bambino tagliato a metà. 

La trama omaggia apertamente il famoso ciclo della famiglia cannibale di Tobe Hooper aggiungendo però personaggi marcatamente freak come l’assurdo Brain con il cervellone che sporge oscenamente rendendo peraltro difficile e visibilmente goffo il movimento dell’attore Jason Dugre. Non manca il buon Warwick Davis, divenuto famoso grazie a Willow e la serie di Leprechaun nella quale ha conosciuto Bartalos, qui nella veste di Plates che, per l’appunto, non fa che lanciare piatti in faccia alla gente. Ma Il villain è il Generale Surgeon, un mostro che sembra uscito da Star Wars passando per Hardware e Hellraiser con catene a uncino, asce da passeggio e una mandibola d’acciaio. Coadiuvata da una vecchia che gestisce una tavola calda nel deserto ed ha una specie di orifizio sul collo da cui si nutre di sangue, quest’allegra famigliola tiene segregata l’adolescente Tina (Karoline Brandt) dopo averne sterminato i genitori e il fratellino, con lo scopo di farla sposare a Brain. La ragazza però non ci sta e fugge dalla stanza tappezzata di giornali in cui era stata rinchiusa e inizia ad arrampicarsi per assurdi cunicuoli tappezzati di catene, televisori, teschi e altre amenità del genere. 

Qui Bartalos mette a frutto la sua esperienza maturata in Texas Chainsaw Massacre part 2, divertendosi un mondo ad arredare in maniera estrema le location, arrivando a far vomitare la ragazza direttamente sulla macchina da presa. C’è anche spazio per il surrealismo bunuelliano quando Tina scarnifica il cervello di Brain da cui fuoriescono dei cubotti con la parola Love che la ragazza trasforma schiacciandoli nella parola Hate (citando probabilmente Night of the Hunter di Charles Laughton). Arrivato allo zenith della demenzialità, il film si scatena nel finale con l’apparizione del Creatore, un assurdo body builder senza testa da qui fuoriesce un viscido mostriciattolo stile Gremlins. Siccome poi al peggio non c’è limite, il film si chiude con l’arrivo di una serie di bikers anziani che vogliono vendicare un loro amico ucciso, la vecchia della tavola calda appiccica sulle loro fronti il simbolo della pace mentre Surgeon li fa esplodere in un tripudio di effetti digitali (l’unico momento in cui siamo consapevoli che il film è girato nel nuovo millennio) e di teste esplose. Superati gli evidenti limiti imposti dall’estrema povertà nella realizzazione (le scene d’azione sono veramente ridicole) il film risulta piuttosto divertente e ricco di idee malsane, ideale ricostituente per cinefili nostalgici del glorioso horror in vhs degli anni ottanta.  

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