mercoledì 11 ottobre 2023

MACUMBA STORY

(Diferente, 1962) 

Regia Luis Maria Delgado 

Cast Alfredo Alaria, Manolo Monroy, Julia G. Caba 

Parla di “giovane ballerino dissoluto imbarazza la famiglia borghese di provenienza ma la pagherà cara” 

Confesso di essere stato molto combattuto nel decidere se scrivere o meno riguardo a questo film, in quanto esula, dal punto di vista tecnico ed estetico, dai canoni del cinema trash propriamente detto. Tuttavia bisogna comunque considerare anche i contenuti, e quelli, in “Diferente” sono decisamente exploitation, costruiti come sono attorno alla figura di Alfredo Alaria, attore e ballerino argentino qui in veste di protagonista assoluto di una storia dai colori reazionari al limite dell’imbarazzo. Va detto che, per quanto riguarda il comparto coreografico il film è uno spettacolo per gli occhi, Alaria danza divinamente, fa tip tap, si veste da Gaucho e rotea la testa in modo vertiginoso nella danza magica finale dove si raggiungono vette di parossismo assolutamente impagabile. 

La trama è incentrata sul personaggio di Alfredo, giovane dissoluto con la passione per i localacci malfamati e i teatri dove passa il tempo a danzare disonorando così la sua famiglia di provenienza, di estrazione borghese. Il fratello gli sta praticamente con il fiato sul collo in continuazione, rompendogli il cazzo con pipponi sul buon nome della famiglia che sono totalmente fuori dalle righe, il padre invece tenta di redarguirlo offrendogli un lavoro nei suoi uffici dove Alfredo riesce a migliorare le performance lavorative delle dattilografe a tempo di jazz. Ma il nostro eroe (dai tratti somatici straordinariamente simili a quelli di Tony Curtis) non riesce ad adeguarsi alla vita borghese dei suoi congiunti e ben presto torna a calcare le scene provocando scandalo e imbarazzo. La follia dissoluta di Alfredo lo porta in un localaccio di quart’ordine, dove, tra fumi di alcool e di tabacco, viene iniziato alla macumba attraverso una danza sfrenata e, come già citato prima, si scatena in un vorticoso head banging. 

Il padre, avvisato che Alfredo stava frequentando una cantina con un gruppo di ubriaconi, si mette in auto per andarlo a recuperare ma muore in un incidente. Il giovane Alfredo, distrutto dal dolore, si reca nella villa paterna dove il fratello lo accusa di tutto l’accusabile e lo getta letteralmente giù dalle scale. L’ultima scena vede il ballerino in lacrime che abbraccia un albero struggendosi dal dolore. Tutto questo in appena un’ora di film dove assistiamo ad una discutibile fiaba moralistica in cui il dissoluto (forse omosessuale) e il diverso vengono condannati senza attenuanti ad una vita di solitudine e dolore dopo aver indiscriminatamente fatto del male a chi gli ha voluto bene. Il tutto in maniera così evidente ed ingenua che non da luogo a fraintendimento riguardo al contenuto exploitation del film, dove il moralismo d’accatto così evidenziato è pari ad altre opere del genere come Reefer Madness (Droga) o Chained Girls (Lesbismo) ma filtrato da un’estetica accattivante e coreografie comunque eccellenti. 

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