mercoledì 6 settembre 2023

MARINA E LA SUA BESTIA

(1984) 

Regia Arduino Sacco 

Cast Marina Lotar, Cecilia Paloma, lo stallone Principe 

Parla di “attrice porno a fine carriera vuole realizzare il suo ultimo capolavoro con un cavallo come protagonista” 

Parlare di un film come questo può scatenare, in chi scrive, una ridda di contraddizioni. Se da un lato, infatti, prevale il senso di colpa morale nell’assistere a spettacoli beceri e avvilenti nei confronti di animali e uomini dall’altro non si può far finta che questo non sia uno dei maggiori successi del cinema porno italiano come non si può nascondere che la sua protagonista, Marina Hadman Bellis ma conosciuta più propriamente come Marina Lotar o Marina Frajese (oppure come Marina Lotar Frajese), sia un’attrice con quasi 20 anni di carriera dove alternava film pornografici (ma con nomi d’elitè come John Holmes o Rocco Siffredi) diretti da Joe D’Amato o Alfonso Brescia a collaborazioni decisamente più altolocate con Federico Fellini, Dino Risi e Bruno Corbucci. Detto questo appare quanto meno bizzarro assistere alle turpi performance dell’ex moglie del giornalista Paolo Frajese, impegnata per tutto il film a sbavare dietro le corse dello stallone Principe per poi praticargli alla fine una brodosa fellatio che non era manco vera in quanto, si scoprì di seguito, fu utilizzata una verga di legno come protesi dell’infelice destriero. 

Ma questo non è che il culmine di una pellicola decisamente estrema nel suo genere che la vede nei panni di una famosa attrice di porno in odore di pensione con l’intento di lasciare ai suoi fan un ultimo capolavoro. Marina e La sua bestia (conosciuto anche come Mordida…Marina e la sua Bestia) è quindi un film sulla realizzazione di un film la cui realizzazione farebbe piacere a molti operatori dello spettacolo. Non a caso Marina passa subito all’azione spompinando sulla riva di un laghetto il suo sceneggiatore Giuliano (Giuliano Rosati), il quale, dopo questo tributo si mette subito al lavoro con Cecilia (Cecilia Paloma) la sua bella segretaria con la quale prova in maniera tangibile tutte le scene. Non contenta di dattilografare, Cecilia viene coinvolta in una ridicola sequenza di stupro con due tizi che se la sbattono direttamente in strada. Cecilia dapprima tenta una timida resistenza ma poi cede al piacere pensando, a fine scenetta, quanto “è piacevole la violenza carnale” (no comment). 

Siccome poi, l’ambientazione rurale lo favorisce, il cast si cimenta con una specie di orgia contadina con un fattore vecchio e grasso che fatica visibilmente a farselo diventare duro. Segue un rapporto anal realizzato sul dorso del cavallo, il quale poveretto deve essere stato tenuto ben fermo per evitare che i due non cadessero dalla groppa. Dulcis in fundo, la scena di zooerastia finale non è neanche la  più scioccante del lotto, molto peggio il coito nel fienile dove gli attori si leccano vicendevolmente le parti intime intrise di materia fecale ai livelli di “2 girls 1 cup” ma senza le reaction a far da cornice comica alla situazione. Dirige lo specialista Arduino Sacco mentre per il sequel, realizzato con un collage di sequenze estratte da altri film, tanto per “cavalcare” (mi si perdoni il gioco di parole) l’onda del successo del primo, si fantastica, alla presenza dietro la macchina da presa, nientemeno che Renato Polselli. 


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