Regia Mario Pinzauti
Cast Antonio Gismondo, Paola D’Egidio, Maria Rosaria Riuzzi
Parla di “fattoria schiavista della Louisiana dove bianchi e neri copulano senza alcuna distinzione di razza e religione”
Nonostante il grande successo di pubblico, in parte dovuto alle numerose polemiche emerse all’epoca, il film Mandingo ce lo siamo dimenticati un po' tutti, cosa può esserci di meglio, allora, che rievocarne la memoria con la risposta italiana diretta da Mario Pinzauti? Ovviamente l’erotismo appena accennato nella pellicola di Richard Fleischer, qui trova spazio in abbondanza per potersi esprimere al meglio, senza scadere nel porno ma andandoci mooolto vicino. Contraddistinto da una fotografia piatta e televisiva che richiama “La schiava Isaura”, Mandinga è un polpettone imbarazzante dove si narrano amori e intrecci di famiglia all’interno di una piantagione della Louisiana in cui la bella e spregiudicata Rhonda (Paola D’Egidio) tenta un escalation con Hunter (Serafino Profumo) il padrone della fattoria, si sdruscia su un mandingo legato alle travi.
Insomma se la trama è un po' incasinata, la recitazione marmorea dei protagonisti non aiuta di certo, le scene erotiche sono costituite per lo più da sdrusciamenti e schiave/i legate/i al palo che sembrano accettare di buon grado le avances dei padroni, avances che si concludono ovviamente con la coppia di schiavisti che fa sesso davanti agli sconsolati prigionieri. Il tutto viene poi incorniciato da una musichetta ossessiva, composta dallo specialista Marcello Giombini, che oscilla tra il beat caraibico, l’elettronica minimalista e il romanticismo struggente. Siamo di fronte alla classica operazione di exploitation italiana, costruita in fretta e furia per sfruttare la scia del successo del blockbusterone americano di turno, buttandola sul sesso che va sempre bene al cinema.
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