mercoledì 23 novembre 2022

STARCRASH - SCONTRI STELLARI OLTRE LA TERZA DIMENSIONE

(1978) 

Regia Lewis Coates 

Cast Cristopher Plummer, David Hasselhoff, Caroline Munro 

Parla di “avventuriera dello spazio deve recuperare rampollo dell’imperatore e si scontra con malvagio Conte e la sua cricca di robot assassini” 

Nel 1977 il successo di Star Wars diede una scossa propulsiva al cinema di fantascienza, scossa che inevitabilmente portò varie produzioni internazionali a lanciarsi nello spazio. Tra queste anche l’Italia recepì l’occasione buona per seguire la stella cometa lucasiana e. in particolare. il regista Luigi Cozzi, insieme al produttore Nat Wachsberger, diede vita alle avventure di Stella Star (suona un po' scemo come nome ma pazienza!) sorta di nuova Barbarella del cinema bis, interpretata da una Caroline Munro mono espressiva (faccia sorridente e un po civettuola in tutte le situazioni del film). In realtà, a quanto dice Cozzi, il progetto era nato prima dell’uscita di Guerre Stellari ma di certo qualcosina il film di Lucas gliel’ha ispirata. Tutto questo non deve comunque portarci a svilire il lavoro del regista romano che, con quattro soldi, ha portato a casa uno dei classici sci-fi più amati da noi detrattori del cinema mainstream. 

Del resto non sono molti i film dove lo spazio è rappresentato come un gigantesco albero di Natale con palline/pianeti multicolorati, in cui i caccia imperiali si muovono in fila indiana come vagoni di un trenino ed esplodono in un tripudio di fuochi artificiali. Non parliamo poi delle mostruosità che la nostra eroina, in compagnia del fido truciolone abbronzato Akton (Marjoe Gortner), deve affrontare nella sua rocambolesca caccia all’erede al trono dell’Imperatore (Cristopher Plummer), disperso durante la ricerca del pianeta del malvagio Conte Zarth (Joe Spinell, si quello di Maniac!). Nel film il passo uno regna sovrano ma la distanza dal cinema di Harryhausen è evidente come lo è anche l’affettuoso omaggio che Cozzi tenta di imbastire al mago degli effetti speciali americano. Tra le creature robotiche presenti nella pellicola troviamo due incredibili robot che sembrano un misto tra due soldati saraceni e i bronzi di Riace, un gigantesco golem avvolto nella carta stagnola e un gruppo di barbari salterini tra i quali non poteva mancare anche il sempiterno Salvatore Baccaro (purtroppo presente solo per una manciata di secondi). 

Non si può che applaudire, poi, la grandiosa battaglia finale tra i seguaci di Zarth vestiti con tutine fetish che ricordano gli astronauti di Terrore nello Spazio di Mario Bava e i soldati dell’Imperatore mentre sfondano le vetrate della base nemica dentro a enormi bossoli dorati senza il minimo risucchio atmosferico, quasi che lo spazio fosse dotato di atmosfera. Dulcis in fundo troviamo un’imbarazzante apparizione di Nadia Cassini ed un giovane David Hasselhoff nei panni del rampollo spaziale. Su tutto capeggiano astronavi plasticose appena uscite dalle scatole dei soldatini Atlantic e raggi laser colorati da tutte le parti in un tripudio psichedelico di rara bellezza. A comprova, poi, che il film “non deve nulla” al Guerre Stellari di Lucas, ecco apparire, ad un certo punto, il buon Akton armato di spada laser verde muschio che fatica a stare dritta mentre l’attore la oscilla a destra e a manca. 

Ma Stella Star con il caschetto di vetro che si lancia nello spazio prima dello scontro stellare dell’Isola cosmica (un tripudio di colori senza precedenti) con l’artiglio spaziale (un design mozzafiato) ci ricorda tanto i fumetti di fantascienza anni cinquanta e non si riesce a trovare veramente un motivo che sia uno, per il quale la Società AIP di Nicholson e Arkoff abbia rifiutato il film dopo averne visionato il montaggio iniziale. Per fortuna c’era Roger Corman con la sua New World Pictures a salvarci altrimenti questo un capolavoro del genere c’è lo saremmo veramente sognato.    

Nessun commento:

Posta un commento