mercoledì 23 marzo 2022

SATAN’S SLAVE


(Pengabdi Setan, 1982) 

Regia Sisworo Gautama Putra 

Cast W.D. Mochtar, Fachrul Rozy, Siska Widowati 

Genere Horror 

Parla di “famigliola vive il lutto materno nel terrore quando la nuova domestica comincia a produrre occulte sciagure” 

Il successo de L’Esorcista a livello mondiale se, da una parte, ha prodotto grossi introiti nelle casse dei cinema, dall’altra ha smosso le coscienze dei credenti risvegliandone la fede, da molto tempo in crisi a causa del materialismo generato da una società consumistica sempre più oppressiva. In pratica lo spauracchio del diavolo, della possessione demoniaca e della presenza occulta in generale è diventato, negli anni successivi, una manna dal cielo per il clero e per chi, in generale, si trova ai vertici di una dottrina religiosa, sia essa cattolica, sia, come nello specifico di questo filmaccio indonesiano, musulmana. Ma se nel capolavoro di Friedkin, il demonio rappresentava soprattutto una metafora della cattiveria umana, nella pellicola indonesiana diretta da Sisworo Gautama Putra, la paura del diavolo ha motivazioni marcatamente exploitation, in breve siamo di fronte ad un film che mette in guarda il buon musulmano a non abbandonare mai la fede perché poi arriva Satana e sono cazzi suoi. 

In effetti il protagonista Munarto (W.D. Mochtar) è un imprenditore troppo occupato dal suo lavoro per accorgersi che lo spirito della defunta moglie spunta dalla finestra tutte le sere, rigorosamente vestito di un bianco ectoplasmico, a terrorizzare i due figli Tommy (Fachrul Rozy) e Rita (Siska Widowati). Non si accorge nemmeno che la nuova governante Darmina (Ruth Pelupessi) si diverte a fare strani sortilegi nella sua cameretta e continua a evitare la visita dell’Imam di turno che vuole portare la famiglia sulla retta via della fede. Del resto Tommy, appena tenta di pregare, gli si frantumano le finestre e riceve la visita della madre demoniaca, risvegliata dalle forze arcane della satanica governante. 

Sebbene il film non sia poi così male e giochi discretamente con atmosfere da incubo, l’apparizione degli spettri risulterà determinante nell’alzare l’asticella del weirdo, in particolare quando spunta il fantasma del fidanzato di Rita, morto rocambolescamente in un incidente in moto, con un faccione sbiancato di cerone, due dentacci da vampiro e un’assurda cresta rossa sulla testa che, all’atto pratico dovrebbe rappresentare la ferita mortale, ma di fatto lo fa assomigliare ad un ridicolo gallo cedrone umano che ciondola dietro una terrorizzata Rita dopo aver magicamente suonato una grottesca suite al pianoforte. Il finale, fortunatamente, metterà tutto a posto con il provvidenziale intervento dell’Imam a salvare capre e cavoli lanciando il neanche tanto velato messaggio che indulgere sui piaceri terreni accantonando la fede, non è mai una buona idea. 

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